il biologico è sicuro? Forse.

Leggo da qualche anno la rivista “Terra nuova“. Non solo la leggo, ma nel nostro piccolo (leggasi Donna Gnora) anche la distribuiamo. Imparo molte cose, alcune già le conosco, altre le leggo con attenzione e, nei limiti della mia comprensione, mi ritrovo spesso arricchito di contenuti e di informazioni.

Ottimo!

Nel mese di marzo di quest’anno Terra Nuova aveva dedicato la sua copertina alla sicurezza del biologico. All’interno ricordo un articolo corposo, definito in modo piuttosto altisonante come “nostra inchiesta” dove si ribadiva il concetto che sul biologico ci sta qualche truffa, ma esiste un sistema di controllo assolutamente ottimo che “garantisce” la qualità del prodotto biologico.

Lo stesso identico concetto viene ribadito nel numero  del mese di settembre. Il biologico è sicuro, perchè ci sono i controlli.

Va bene. Diamolo per buono: ci sono i controlli. Io però sono decisamente perplesso: sento un odore di “commercio” troppo forte per non chiedermi di cosa stiamo parlando.

Vorrei che qualcuno mi spiegasse correttamente che cosa sia “biologico” e per me non è una questione di parole.

La contrapposizione è tra la coltivazione convenzionale e quella biologica.

PEr coltivazione convenzionale si intende quella praticata normalmente al giorno d’ oggi: antiparassitari, concimi, diserbanti e via dicendo, tutto rigorosamente prodotto dall’industria chimica.  Leggendo un po’ di agricoltura mi sono fatto l’idea che prima della guerra la coltivazione convenzionale fosse, di fatto, biologica senza sapere di esserlo. Il ricorso forsennato alla chimica ha sicuramente posto il problema di coltivare la terra  senza ricorrere a tutto l’armamentario prodotto dall’industria chimica.

Ovviamente era necessario “regolare” la questione con apposite leggi. Oggi la norma base è il regolamento europeo n. 834 del 2007 .

Che cos’è dunque il biologico?

secondo la norma: “La produzione biologica è un sistema globale di gestione dell’azienda agricola e di produzione agroalimentare basato sull’interazione tra le migliori pratiche ambientali, un alto livello di biodiversità, la salvaguardia delle risorse naturali, l’applicazione di criteri rigorosi in materia di benessere degli animali e una produzione confacente alle preferenze di taluni consumatori per prodotti ottenuti con sostanze e procedimenti naturali.. .” 

Salvaguardia delle risorse naturali, Biodiversità Sostanze e procedimenti naturali… teniamo a mente queste parole.

LA legge, giustamente, si preoccupa anche di mettere in piedi un sistema di controllo… chi mi dice che quello che tu mi spacci per biologico poi  altro  non sia che un prodotto fatto in modo convenzionale  etichettato come bio per un fatto di puro marketing?

Ecco. A questa domanda risponde “terra nuova” nei due citati articoli. Il sistema di controllo del bio è sicuro!

Io nel bio ci leggo anche qualcosa di diverso e condivido le paure di chi teme che dietro la “retorica” del biologico si nasconda, almeno da parte di alcune aziende commerciali e da parte dei produttori, l’ennesima trappola per riproporre un ulteriore rilancio del mercato a tutto discapito, appunto dell’agricoltura e del piccoli produttori.

Il discorso si fa lungo e complicato.

Ma proviamo a metterci dentro qualche concetto.

In primo luogo la normativa cioè il porre da parte del legislatore delle regole fisse. E’ un processo che capisco e che può avere anche un senso, ma che non è detto sia sempre così. A volte le regole fisse diventano un vincolo organizzativo incongruo e che inevitabilmente “colpisce” il piccolo produttore. Esiste poi un fenomeno particolare, nella stesura delle norme, che condiziona pesantemente il processo di formazione della legge. Le leggi sono spesso condizionate da gruppi di pressione, da teorie e da principi che spesso hanno a che fare con chi detiene il sapere o lo condiziona.

Esemplificando: è sicuramente più facile che l’estensore della legge sia condizionato da una grande multinazionale che produce sementi piuttosto che da un contadino che semplicemente conserva i propri semi ed opera attraverso la selezione massale… La grande impresa è in grado di far arrivare la propria voce, anche attraverso grandi luminari dell’università che scoprono e ricercano in simbiosi con questa, direttamente al legislatore… un semplice contadino è esclusa da questo processo… e così le leggi tengono  spesso in considerazione i rilievi dei grandi e non percepiscono i messaggi dei piccoli.. E’ nella natura stessa del processo legislativo, è un presupposto della nostra società.

Esattamente per questa strada e questo processo agli inizi degli anni settanta abbiamo perso centinaia e centinaia di varietà di piante orticole, di varietà di legumi e cereali, di varietà di mele, pere, pruni… in esecuzione di una normativa europea che si era imposta (chissà perchè..) di identificare tutte le specie di piante commestibili al fine di stabilire quelle che potevano essere coltivate in europa e quelle che, (chissà perchè…) non potevano essere commercializzate. (in realtà dietro questo processo di “razionalizzazione” dei prodotti agricoli ci stavano gli interessi delle ditte sementiere, ma questo non era evidente da subito… è diventato evidente a noi che abbiano solo cinque o sei tipi di mele anzichè delle centinaia che esistevano prima di questa “illuminata” direttiva..)

La legge sul biologico propugna principi anche condivisibili, ma la pratica biologica spesso contraddice questi principi.

Sappiamo che alcuni prodotti principali dell’agricoltura, oggi come oggi, sono destinati all’alimentazione animale.

Sappiamo anche che la coltivazione del mais, per come è fatta e per le quantità che deve produrre per ettaro, è una specie di devastazione del terreno. Ma esiste una coltivazione biologica di mais? certo che sì: produce un po’ meno…ma abbastanza devastante anch’essa… poi questo mais biologico, che se ne fa molto poco in Italia, viene dato come mangime alle mucche da carne, ovviamente carne bio …. Tutto questo è legittimo, giusto e certificato. MA nessuno ha ancora certificato una mucca quale animale “granivoro”…. la mucca è un erbivoro. Allora coltivare mais e alimentare le mucche con mais può essere rispondente ai principi della legge? a quei Principi naturali buttati là come presupposto e non rispettati da alcuno?

Questo è un esempio. Ne vogliamo fare un altro? i semi antichi di grano frumento davano circa una tonnellata e mezzo per ogni ettaro di coltivazione. Oggi la produttività del grano è di oltre quattro volte quella avuta fino al 1900… poi, soprattutto a partire dalla fine dell’ultima guerra mondiale, è stata tutta una rincorsa a produrre di più, a modificare semi e concimi, a trovare rimedi e migliorie chimiche…. Quanto produce un campo di grano biologico e che sementi usa? Usa forse sementi nanizzate, frutto di trattamenti pesanti ed irresponsabili sulle sementi? Temo anche qua che il biologico abbia qualche incongruenza perchè si arriva a produrre cinque tonnellate per ettaro… e questo non incide nell’eccessivo sfruttamento delle risorse del terreno?

E’ vero che il metodo biologico è comunque meglio del metodo convenzionale.. ed è vero che alcune pratiche colturali, quali le rotazioni, rappresentano un elemento di grande valore, ma esiste sempre un problema che sta là nel bel mezzo della questione come un convitato di pietra e che si chiama “mercato”.

Oggi il sistema “biologico” sta cadendo nelle maglie del mercato. Si stanno riproducendo gli stessi identici meccanismi che esistono nella coltivazione convenzionale. Questo è il vero nemico del biologico o di una coltivazione che potremmo dire naturale e comunque prova del supporto della chimica di sintesi.

Faccio un esempio tanto per capirci. Oggi una tonnellata di pomodori prodotti con il metodo convenzionale vale  per il produttore 80 euro a tonnellata. Per rendere in qualche modo remunerativo il suo lavoro il produttore usa tutti gli strumenti leciti ed illeciti: dai concimi chimici allo sfruttamento della manodopera. Questa  è la condizione per permettere al mercato di vendere salse di pomodoro ad un prezzo minore di un euro per bottiglia da 700 cl. Ora in alcuni supermercati si vende dell’ottima salsa di pomodoro biologica al prezzo di euro 0.5 in bottiglia di vetro da 700 cl…. quanto costa quel pomodoro biologico al produttore e quanto ci guadagna?  ma soprattutto, come è possibile ottenere un risultato del genere senza fallire e salvaguardo le risorse della terra?

Oggi il “mercato” mi propone le stesse merendine gli stessi succhi di frutta fatti con le stesse carte di plastica multicolori… alcune marchiate bio, altre no. Il prezzo è sempre più simile e nelle merendine bio si usa la farina 00 biologica..

Questi segni si colgono o meno?  PErchè Terra Nuova parla solo di sicurezza?

E allora, infine, parliamo di sicurezza. I controlli esistono. Li possiamo descrivere?

In cosa consiste un controllo fatto da un ente certificatore?  E’ un controllo di forma che molto raramente sconfina in un approfondimento analitico. Analisi? di che analisi si parla? Ecco, questo sarebbe il tema che un buon articolo di Terra Nuova aiuterebbe a capire. PErchè, per quel poco che ne capisco, uno dei temi più interessanti da svelare è proprio relativo alla tipologia di analisi che vengono  eseguite. l’art. 65 del regolamento n. 889/2008 che definisce le attività applicative del regolamento 834 del 2007 dice semplicemente

Articolo 65
Visite di controllo
1. L’autorità o l’organismo di controllo effettua almeno una volta 
all’anno un’ispezione fisica presso tutti gli operatori.
2. L’autorità o l’organismo di controllo può prelevare campioni da analizzare per la ricerca di prodotti non autorizzati nella produzione biologica o per verificare la conformità delle tecniche di produzione con le norme di produzione biologica. Possono essere prelevati e analizzati campioni anche per rilevare eventuali contaminazioni da prodotti non autorizzati nella produzione biologica. Tali analisi sono obbligatorie qualora si sospetti l’utilizzazione di prodotti non autorizzati nella produzione biologica.

Ecco. L’incaricato del controllo va in azienda… se ha qualche sospetto ordina delle analisi. Che analisi? a scoprire cosa? Io no so, ma il tema delle analisi è molto ma molto complesso. Non è che uno mette il campione dentro un contenitore, preme un bottone e viene fuori l’analisi del prodotto compresi contaminanti, tossine e quant’altro. Ogni singolo elemento va espressamente ricercato.. e individuare alcune contaminazioni è piuttosto oneroso… e dunque? i problema è che analisi si fanno e chi determina quali analisi specifiche fare… e poi anche è importante stabilire a chi stanno economicamente a carico le analisi…

Si tenga conto che le società di certificazione  vivono grazie ai contributi delle ditte certificate e anche in questo caso si può creare un conflitto di interessi Se una società di certificazione è troppo severa, perde clienti a vantaggio di società meno severe….

Con questo non voglio dire che il sistema sia da buttare via, Voglio dire che proprio un giornale cone Terra Nuova  che fa informazione e che esercita la sua autorevolezza proprio nell’autonomia critica rispetto a tutela della terra ha il dovere di porsi in modo critico non per semplicemente orientare il pubblico, ma anche per svolgere un ruolo di miglioramento della situazione attuale e per rendere i propri lettori più consapevoli e più critici..
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