L’orto d’inverno

Settembre.

Dopo un estate che in certi momenti è stata veramente torrida godiamo del clima fresco umido che ci fa grazia dell’onere di dare continuamente acqua alle nostre piante.

Già all’inizio di luglio, in piena arsura, abbiamo cominciato il lavoro di costruzione dell’orto invernale. LA prima grande querelle che abbiamo dovuto affrontare è stata quella di stabilire il tempo migliore per il trapianto del radicchio di treviso, quello tardivo che viene imbiancato. Lorenzo sosteneva che dovevamo metterlo giù il prima possibile. Io, invece, ho sempre avuto la convinzione che metterlo giù troppo presto, soprattutto in questo periodo dove gli inverni sono poco freddi e gli autunni spesso troppo caldi, a mettere il tardivo ancora ai primi di luglio, si corre il rischio che a novembre questo se ne vada in semenza….Però, dice Lorenzo, se lo pianti troppo tardi, a Natale non avrai neanche una foglia da servire durante il pranzo!… Questo apassionante dibattito si conclude, come al solito, con una scommessa dove la posta in gioco è un birra, poi ognuno fa come gli pare. Il bello è che alla fine del gioco si vince sempre…. Lorenzo ci darà il suo radicchio a Natale e noi gli daremo il nostro a fine febbraio inizio marzo.

Subito dopo la metà di agosto tutti i pomodori del nostro orto sono stati tolti: avevamo bisogno di spazio per il trapianto dei cavoli e del radicchio. Sinceramente, per la prima volta, ho sentito il bisogno di avere altra terra pensando ai tempi grami di febbraio marzo aprile quando restiamo in penuria di verdura e le colture primaverili stentano a venire avanti.

Ora il nostro orto e ricolmo di radicchio di treviso, di castelfranco, di verona, di chioggia. Altre parti dell’orto sono dedicate alle biete, ma la parte del leone la fanno i cavoli, le verze, i cavolfiori, i cavoletti di bruxelles, le rape i porri…

Ci aiuta il nostro potente trattore (fiat 450), che come noto sta andando spavaldamente verso i cinquan’anni di età e abbiamo anche scoperto la comodità del trapianto meccanico grazie ad una trapiantatrice ( che deve avere circa una quarantina di anni) che Adriano ci ha prestato per due giorni e con la quale abbiamo pregustato le gioie della meccanizzazione…. Per il resto, gran parte dei trapianti, è dovuto alla splendida condizione della mia schiena che nonostante gli oltre sessant’anni di età continua a funzionare al ritmo di oltre mille piante messe giù ogni giorno.

Ora mi guardo intorno e, con un certo orgoglio, mi auguro un buon orto invernale.