Mangiare è un atto politico

Personalmente non sono particolarmente incline ad una visione manichea del mondo. Tutto il bene da una parte, tutto il male dall’altra… Anche perchè una separazione simile non esiste proprio. Anche sul “cibo” non sono proprio capace di trovare un modo così drastico di separare le cose…

Certo che “alcune” cose  sono state “bandite” dalla nostra alimentazione, ma ciò è avvenuto in modo del tutto tranquillo e spontaneo, altre cose sono “tollerate”
Così succede ogni tanto di trovare la nutella nella credenza o di imbattersi nelle “macine” del mulino bianco, ma non sono certo la regola di casa mia dove abbondano noci e mandorle, dove la gestione del pane è cosa mia e quella dei dolci affare di Paola, dove le paste e le farine sono assolutamente selezionate in base a precisi criteri  (no farina 00, no farine industriali, ecc) perchè questo consegue d una cosa che mi ha appassionato e sono i grani, i frumenti, i semi antichi….

Questo, per dire che non sono ossessionato da “questo è bene e questo è male”.

Da quando, però, ho cominciato ad interessarmi al cibo, ed in particolare a quello  che è il problema della produzione del cibo, il mio punto di vista è notevolmente cambiato su alcuni problemi…

Basta scorrere questo blog  per cogliere tutto il mio disappunto per un sistema di produzione del cibo che si basa sulla truffa e sulla menzogna e dove l’unico criterio che regola la materia è quello strettamente commerciale.

Il “mulino bianco” non esiste... al suo posto ci stanno capannoni industriali e “grandi mulini industriali ” .
Arrivano navi dal Canada o dalla Russia e scaricano tonnellate di frumento prodotto in grandi estensioni monocolturali fatte su una terra esausta e “nutrita” con concimi chimici, pesticidi e quanto di peggio esiste…
i mulini lavorano ad una velocità impressionante portando la farina dentro rulli e cilindri che la portano a temperature altissime.
Della farina si seleziona solo la parte meno nobile, quella priva di vitamine, di proteine, della ricchezza del seme…. si seleziona solo la parte amidacea.

Ma così avviene anche per l’olio Monini, dove la pubblicità mostra come effettivamente andrebbe fatto l’olio, ma certamente così non può fare la Monini, la cui attività di trasformazione è quella di “rettificare” olii diversi per renderli “simili” ad un olio di oliva extra vergine…

Poi, man mano che scopri i segreti di come avviene la produzione di cibo, e scopri che per fare i pomodori da vendere a 70 euro alla tonnellata (prezzo concordato ufficialmente tra “produttori” ed industrie conserviere) sei “costretto” ad aggiungere chimica su chimica per evitare peronospora, per incentivare la crescita, per aumentare il “peso” e la crescita, allora qualcosa ti si rompe dentro…. Vendere dei pomodori industriali a 7 euro al quintale non vale nemmeno il tempo di raccoglierli… perchè un quintale non lo raccogli comunque in un’ora…

e dovunque ti giri ti accorgi che è tutto così… e ad un certo punto di viene il dubbio di far parte di un gioco talmente grande che non è possibile comprendere nella sua interezza…. non è che io veda una grande mente regolatrice di questo gioco, ma alla fine colgo la follia come elemento che domina il mondo…

Così, era anche per la produzione di olio di palma a poco prezzo, per metterlo dentro le merendine dei nostri figli o affogarci dentro le patatine fritte.. distruggendo foreste amazzoniche per metterci le palme..
Un olio scarsamente digeribile, ma totalmente insapore… ma anche per produrre soia o mais si distruggono foreste, si usa consuma ossigeno e si produce CO2… e guarda caso… “il clima impazzisce”.

Dietro tutto questo ci sta un sistema produttivo folle, che in nome del profitto ( e non certo del benessere dell’umanità) produce i pomodori in Olanda e costringe i piccoli agricoltori a mollare i campi perchè non reggono la concorrenza delle grandi industrie agroalimentari….

 fonte

Ora se pensiamo alla politica, non tanto come un prodotto ideologico o una scelta emotiva tra destra e sinistra, tra bianche e neri, tra guelfi e ghibellini, ma se pensiamo alla politica come scelta della nostra vita tra quello che è meglio per noi, per la nostra salute e per il nostro ambiente, allora anche nutrendoci facciamo un atto politico.

Scegliere tra le “polpette” della Mc Donald o un pollo ruspante è scegliere tra un mondo e un altro…

Un mondo che nel giro di pochi decenni ci ha portato a modificare l’ambiente e il clima in modo del tutto fuori di testa…al punto che cominciano anche gli scettici a “vedere” gli effetti di un modello che non si è posto grandi problemi etici quando si è trattato di guadagnare denaro anche a discapito della salute umana (leggi industria del tabacco, leggi industria petrolifera, leggi industria agroalimentare)….

Scegliere tra un pomodoro prodotto in serra nove mesi su dodici e nutrito con sola acqua dove si sciolgono gli elementi chimici e un prodotto su una terra buona, nutrita naturalmente di humus, rispettata in  tutta la sua complessità di elementi naturali comincia ad essere, almeno ai miei occhi, un atto politico.

Un atto di scelta che incide sulla mia vita ma soprattutto su quella dei miei figli che mi sembrano particolarmente minacciati da un ambiente che comincia a “ribellarsi” alla nostra tirannia.

Abbiamo pensato che tutto fosse a nostra disposizione… forse non abbiamo capito che noi siamo, nonostante la nostra presunzione, solo piccola”parte” del mondo.