80  e 20: due numeri che raccontano la realtà dei contributi europei

si parla di:

– protesta degli agricoltori

– programmazione europea

– contributi europei

– burocrazia

– furbizia

Non so quanti arriveranno alla fine di questo post.

Quello che vorrei scrivere è talmente infarcito di burocrazia che temo di essere illeggibile: così mi sono rivolto al Comitato direttivo di Oltreconfin. Ho fatto presente la situazione e loro, sentito il parere dell’Assemblea, del Responsabile della Comunicazione, del Direttore Commerciale e, da ultimo e non per ultimo, del Manager del settore Finanza e Sviluppo, hanno stabilito che chi arriverà alla fine di questo articoletto avrà diritto ad un premio: un vasetto della nostra stupenda conserva di mele e curcuma o, a piacimento, di mele e zenzero. Basterà recarsi nella bottega di Oltreconfin, sottoporsi ad un severo interrogatorio da parte della Commissione Omaggi, e se risponderà a tutte le domande, avrà diritto alle nostre famose leccornie di cui sopra.

Veniamo al dunque.

L’Europa è stata messa sott’accusa dalla rivolta degli agricoltori che sono scesi in piazza con i loro trattori protestando chi per questo e chi per quello…. 

Sia chiaro, prima di tutto, che gli agricoltori hanno tutte le ragioni di protestare.

Sia altrettanto chiaro che, come spesso accade, gli agricoltori hanno difficoltà a trovare le proprie controparti e obiettivi unificanti al loro disagio.

Sia altrettanto chiaro che qualcuno (furbetto!), ha trovato opportuno seminate false parole, non assumersi le proprie responsabilità e tentare di indirizzare la protesta a proprio uso e consumo.

Ci sono stati ministri, parlamentari, dirigenti di organizzazioni di agricoltori che, almeno in Italia, hanno accusato l’Europa di essere all’origine di ogni male.

Sono gli stessi soggetti che in qualche modo negano la crisi climatica.

Va bene, l’Europa viene accusata di essere burocratica, lontana dai problemi reali dei cittadini, spesso astratta e cervellotica. Può essere! Ma proviamo a guardare l’intero campo di gioco togliendo, per un attimo lo sguardo dalla singola azione di gioco.

L’Europa è composta da 27 Nazioni.

Ogni nazione nomina un proprio delegato che  va a costituire la Commissione Europea che potrebbe essere una specie di Consiglio di Ministri o di Consiglio di Amministrazione

Il Parlamento Europeo è eletto da tutti i cittadini europei ed è l’organo che approva gli atti legislativi quali Indirizzi, Regolamenti, Direttive

Poi ci sono le singole Nazioni con le loro specifiche organizzazioni. Per esempio nel nostro caso sono attori della vicenda il Governo, il Parlamento, le singole Regioni.

La torta su cui ragionare è costituita da parecchio denaro che costituisce circa un terzo dell’intero bilancio europeo. Poco meno di 400 miliardi che coprono 5 anni di gestione.

Dato per scontato che ogni nazione porta i propri interessi e tenendo conto che dentro questo terreno di gioco ci stanno il piccolo (Malta) e il grande (Germania) il nord (Estonia) e il sud (Cipro) è facile capire come sia complicato raggiungere un qualche equilibrio.

Dunque la Commissione Europea (CE) detta le linee giuda. Poi comincia a dialogare con i diversi soggetti.  Migliaia e migliaia di pagine, di riunioni e di incontri. Quattro anni per realizzare il processo di programmazione.

Il Parlamento Europeo approva. Sulla base delle direttive, ogni singolo Stato redige il proprio programma. In Italia entrano in gioco anche le Regioni.

Finalmente viene approdato il programma, poi questo programma torna in Europa per l’approvazione e vedere se è conforme alle direttive precedentemente emanate.

Una volta approvato,  ogni singola regione, nel caso italiano, decide come applicare la normativa. Ossia gestisce direttamente i fondi, decidendo i singoli bandi di finanziamento, i singoli punti di interesse e le priorità.

Tanto per capirci e fare un esempio. Uno dei temi centrali della Direttiva Europea stabilisce come una priorità quella di incrementare e facilitare le filiere corte, ossia proprio quello che facciamo noi! Portare i nostri prodotti agricoli direttamente a casa vostra. Ecco, forse ho letto i documenti della Regione distrattamente, ma io non ho trovato una riga che faccia al coso mio o, quantomeno, che si ponga seriamente il tema della distribuzione della filiera corta….

Dunque la Regione gestisce i contributi e i contributi sono così destinati:

il 70% va a sostenere gli agricoltori e in genere sono erogati in proporzione alle estensioni dei terreni coltivati in base alle colture 

il rimanente in parte va a contribuire agli investimenti ritenuti ammissibili e in parte sono utilizzati per progetti ed  attività di sistema o programmi specifici…

Insomma il risultato di questa politica si può sintetizzare  in due numeri:

L’ 80% dei fondi europei in agricoltura finisce nelle tasche del 20% delle imprese agricole (e, notate la finezza, non parlo di agricoltori, ma di “imprese agricole” che magari sono di proprietà di qualche banca o di qualche multinazionale…)

Poi bisognerebbe ragionare seriamente su questi due dati, perché quello che appare evidente alla fine è solo una parte del discorso.

Chi è arrivato alla fine di questo articolo è  una buona persona!