La scena è più o meno quella che descrisse Ignazio Silone in Fontamara quando a fronte della dure lotte dei piccoli contadini analfabeti contro la sottrazione dell’acqua da parte dei grossi proprietari agricoli, si arrivò all’accordo di un equa spartizione: tre quarti ai piccoli e tre quarti ai grandi…E’ facile intuire come finì la storia.
Migliaia di trattori cingono d’assedio la Capitale. Ognuno rinnova la propria fede: andremo avanti fino alla vittoria! Ma cosa stiamo chiedendo? In realtà stiamo esprimendo un sincero stato di malessere: coltivare qualsiasi cosa non rende niente! Anzi, ci si perde! Sul piano formale quelle che erano le confuse richieste dei diversi gruppi di agricoltori sono state in gran parte raggiunte. L’Europa ha fatto marcia indietro sulle sue pretese di riduzione di concimi e diserbanti e anche sulla richiesta di ridurre del 4% le aree coltivate per favorire la biodiversità.
Cioè una vittoria che farà del male a tutti, compresi, ovviamente, gli agricoltori.
Mi sorge il dubbio che gran parte delle persone non capisca il senso di una misura come quella di ridurre le aree coltivate del 4%. La versione spesso riportata nelle interviste agli agricoltori, presenta questa iniziativa come una cosa puramente vessatoria da parte dell’ Europa che vuole semplicemente ridurre il peso della produzione e in qualche modo (non si sa bene perché) colpire i piccoli produttori. La cosa è molto semplice: attraversate gran parte del suolo coltivato dell’intera Europa. Campi e campi a perdita d’occhio senza alberi, senza tratti di erbe spontanee, con attività agricole che si dedicano a monoculture, di qua mais, di là soia, a lato frumento… in altre parte vigneti e via dicendo. E’ un sistema produttivo che si regge su monoculture, concimi, diserbanti, pesticidi.
Tanto per dare un idea: nella Unione Europea l’uso di pesticidi è pari a ca. 350.000 tonnellate/anno, che riferite alle superfici agricole corrispondono ad una media di 1,57 kg/ha, senza alcun segnale di riduzione nell’ultimo decennio. Ma, come senti ripetere spesso, questo dato non riguarda l’Italia. Infatti: L’Italia è tra i maggiori consumatori, con un carico per ettaro di circa 5 kg di principi attivi, pari a circa il triplo del dato medio europeo, appena inferiore solo a quelli di Francia e Spagna.
E’ un ambiente che tende ad essere sempre più debole, soggetto a squilibri del tutto imprevedibili e abbastanza sconcertanti. Pare che negli ultimi 40 anni ( periodo nel quale si è ricorsi in modo massiccio all’uso di sostanze ad
azione biocida) le specie di fauna (animali, uccelli e insetti) siano diminuiti del 60%. Anche le piante spontanee sono fortemente messe alla prova: solo qui in Veneto, tanto per dire, ben 471 specie di piante sono a rischio di estinzione nel breve o medio termine e 48 sono estinte negli ultimi 30 anni.
Va a sapere come questo incide anche sulla salute umana.
E tutto questo sconquasso come può incidere sull’equilibrio batterico della nostra terra? Bene, mettiamola così: la biodiversità è necessaria alla sopravvivenza anche della nostra specie. Dare un po’ di spazio perché animali, uccelli e piante sopravvivano alla nostra invadenza mi sembra proprio il mimino sindacale che possiamo concedere…Ma quando mai! Eccoci pronti a scendere in piazza a rivendicare il diritto a coltivare anche l’ultimo fazzoletto di terra e chiedere la revoca dei provvedimenti europei.
Alla faccia dei grandi difensori dell’ambiente!
I dati su riportati sono tratti da:
https://www.legambientelombardia.it/wp-content/uploads/2023/05/dossier-glifosate_FDP_upload.pdf
https://www.regione.veneto.it/web/agricoltura-e-foreste/
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