Anch’io ho un punto di vista, perfino sulla politica. Penso che il mio punto di vista non conti quasi nulla. Il “quasi” lo metto esclusivamente per una forma di presunzione dell’ego .
Il dibattito politico sembra ruotare attorno a temi fissi e ricorrenti che si inseguono e si alternano in modo spesso confuso: temi strategici o contingenti, vedendo contrapposizioni vere o fittizie tra i diversi schieramenti. Molte volte quello di cui si dibatte sembra quasi una commedia. Il “quasi”, anche questa volta, può essere tranquillamente eliso.
Si parla di governabilità, di costituzione, di sanità, di scuola, di crisi, di questo e di quello, ma quasi mai si parla di cibo.
E’ strano, vero? Sì, certo, non sono ingenuo e so che di cibo se ne parla, ma non in termini comprensibili, non in termini “oggettivabili”… se ne parla ma in forma tale che la sostanza sparisce… Si parla di norme tecniche e di norme commerciali, in un linguaggio che non dice mai chiaramente chi e come si va a favorire e quale scelta si fa. Così, per esempio, dietro l’ obbligo o meno di marchiatura del prodotto si sostanza la scelta di favorire il prodotto locale o quello straniero.
Per esempio la Coldiretti denuncia il fatto che almeno un due terzi dei prosciutti crudi marchiati come prodotto in Italia e magari pure con la dop del prosciutto di Parma sono in realtà di origine estera. I maiali sono importatati da altri paesi europei e poi macellati da noi oppure da noi arrivano le cosce già pronte per essere lavorate e stagionate. Ovviamente il consorzi del prosciutto di Parma protesta dicendo che non è vero, ma i numeri sono là che parlano chiaro. E così per una quantità di altre cose…Dall’olio, al latte, dalla pasta agli ortaggi… LA tracciabilità vera dei prodotti è ancora lontana.
Ma quello che mi impressiona è che del cibo vero, quello che mettiamo sotto i denti, nessuno se ne occupa mai veramente. Non c’è un politico che faccia una proposta seria per eliminare, per esempio i concimi chimici o i diserbanti.
Il tema dell’acqua è un tema assolutamente importante e io sto decisamente con quelli che non vogliono la privattizzazione dell’acqua: Di questo se ne parla, ma sempre meno si parla di qualità dell’acqua e di “contaminazione delle falde acquifere. Parlare di contaminazione dell’acqua va contro direttamente il sistema di produzione agroindustriale. Va anche contro i coltivatori diretti, ma sarebbe ora e tempo che si iniziasse una sana discussione sull’uso della chimica in agricoltura.
Nel mondo la quantità di acqua potabile è veramente esigua e secondo alcuni calcoli sarebbe solo il 2% della massa d’acqua globale. Se il nostro insano modo di produrre contribuisce a “ridurre” questo insostituibile elemento, ci diamo di brutto la zappa sui piedi. Ma non solo contaminiamo l’acqua ma continuiamo a perpetrare una “sistema” commerciale che è in mano a pochi soggetti e che sta letteralmente distruggendo la biodiversità e la piccola azienda agricola.
Ho seguito, di recente, una festa di un gruppo politico. Interessante. Si è parlato appunto di ambiente e di legalità. Poi ad evento finito tutti a fare le spese di corsa al supermercato. Io ero con un mio amico e l’ho seguito anche se i miei acquisti al supermercato si limitano quasi esclusivamente al mangime per gatti. Dopo averci intrattenuto con grande competenza in temi ambientali, la spesa del mio amico è consistita in un sacco di patatine fritte, alcuni barattoli di salse pronte per condire la pasta, pasta barilla, pane confezionato numeroso buste di surgelati pronti per andare in padella…
Credo che non mi chiederà mai più di accompagnarlo al supermercato, perchè ovviamente gli ho fatto presente che lui parlava in un modo e poi, nei fatti, sosteneva le grandi multinazionali e si faceva del male. Gli ho chiesto: ma tu ti fideresti di un politico che parla contro le sostanze tossiche e poi “si fa” di sughi e ragù pieni di zuccheri che servono a darti dipendenza?
Ha ammesso che “dovrebbe cambiare” regime alimentare, ma con la vita che fa!
E io, di rimando, ” ma tu ti fideresti di un politico che fa la vita che fai tu?” perchè, francamente, sarebbe bene stare con i piedi per terra e essere almeno consapevoli e responsabili di quello che ognuno di noi fa, anche quando mangia una brioche o una bistecca. o una insalata….
Caro Marco, ho letto il tuo blog e mi e’ piaciuto molto.
Io studio Graphic Design e sto per imbarcarmi in una tesi che riguarda Politica, Cibo e Design. In breve ti diro’ che vorrei saperne di piu’ su questa relativamente recente attivita’ Slow-bio-food che impera nel mondo occidentale.. ma che vedo sinceramente molto lontana nei paesi in via di fortissimo sviluppo come Cina e India.In pratica prevedo la paternale dei paesi occidentali sui nuovi standard bio-etici, tra qualche anno, perche’ il peso dell’agricoltura a sviluppo massiccio sara’ insostenibile, quando noi invece abbiamo fatto quel che volevamo per un centinaio di anni.
Altra domanda che mi tormenta: vedo al supermercato (vivo in inghilterra e in italia e la situazione e’ simile) che c’e’, oltre alla normale scelta di marche “normali” anche un mercato imponente di marche “Bio”. Pasta coop normale e pasta coop bio, per esempio. diventa tutto doppio insomma, creando una sorta di doppio consumismo che mi preoccupa e mi chiedo dove si sta cercando di andare a parare. vorrei una tua opinione in merito e anche un consiglio su dove potrei avere piu’ informazioni in merito. grazie!
Irene
Bella tesi!
. Sono circa tre anni che ho iniziato ad interessarmi di cibo e da un anno mi sono messo a coltivare in modo “professionale”.
Non sono quindi per nulla esperto. Anzi. Nonostante l’età sono un apprendista. Mi sono molte volte posto le tue domande perchè sono di grande attualità…
Questo “slow-bio-food” imperversa? forse si, almeno come immagine e come richiamo delle aziende e della ristorazione. Ma nella realtà commerciale quale fetta di mercato raccoglie?
Considera una cosa: quanti prodotti “pronti” del tipo quattro salti in padella o sughi prepareati vengono smerciati in un giorno nei supermercati italiani o inglesi e paragona questa cifra al mercato bio… lo squilibrio è comunque enorme. Oggi bio è trendy. Ma credo che nella realtà incida molto poco sulla terra… perchè il vero problema non è se tu mangi un prodotto bio ti fa meglio o peggio, questa è una conseguenza secondaria del processo, ma il vero problema è se tu impoverisci o meno la terra. Questo è il vero problema della produzione agricola… Cina ed India da questo punto di vista hanno fatto anche loro notevoli danni, Con l’aiuto delle grandi ditte sementiere (leggi Monsanto). Ma esistono anche movimenti opposti e contrari a questo modo di produrre. Vandana Shiva ne è un esempio.
Così il doppio mercato normale e bio. Certo oggi la grande produzione, la “seconda rivoluzione verde” guarda al bio… è una rivoluzione che vede in prima fila le fondazioni di Rokeffeller e Gates. Risultato? cercheranno di distruggere le piccole aziende che nno reggono il confronto con la grande distribuzione.
Sicuramente sarà un altro passo verso l’abolizione delle biodiversità…
Penso che il vero problema sia il modello di sviluppo, sia il sistema commerciale e chi regge le redini di questo: e in questo anche Cina ed India ci sono simili, troppo simili
Se posso darti un suggerimento ( amo dare suggerimenti, spesso sbagliati ma sicuramente inutili..) metti sempre al centro del tuo lavoro la terra.
La terra (e tengo a specificare che io sono ateo, agnostico e areligioso) rappresenta comunque un qualcosa di sacro….di materno di vitale… forse una rappresentazione antica ma assolutamente interessante.
ciao e auguri per la tua tesi..
bravo! e quanto ci abbiamo messo a capirla anche questa piccola cosa.. come si è ancora divisi dentro tra il dover essere e il fare .. tra il parlare e il vivere.. troppa vanità forse? di istruire gli altri da un piedistallO?
bisognerebbe fare più chiasso sulle piccole aziende agricole! MAGARI MANDANDO PETIZIONI .. RACCOGLIERE FIRME TRA I PRODUTTORI ECC
metti dei colori sui punti salienti a sottolineare i temi
Grazie!
Sì, bisogno assolutamente aumentare il chiasso attorno a questo problema perchè riguarda il futuro dei nostro figli e noi non è che abbiamo lasciato loro un mondo tanto migliore di quello che abbiamo trovato… gli anni ottanta, lo “sviluppo economici” l’inquinamento senza limite perchè dovevamo comunque “consumare consumare consumare”. A forza di spendere abbiamo fatto dell’idea reganiana in nostro motto di vita. Ci siamo fatti prendere dai quelli che erano i “peggiori” tra noi… noi che credavamo di sapere tutto e capire tutto…
L’articolo di Marco è molto bello perchè in realtà parla di coerenza e di valori che dovrebbero essere il cardine della nostra esistenza soprattutto per dare un esempio sia a chi ha figli che chi si ritiene responsabile verso le generazioni più giovani.
A questo proposito mi chiedo sempre ogni volta che vedo un’auto accesa anche per parecchi minuti solo perchè d’inverno ‘è troppo freddo’ per spegnerla e ‘d’estate’ troppo caldo. Ma che mondo lasceremo ai nostri figli? Inquinato fuori e dentro, di noi, dalla mancanza di valori e di coerenza vitale.
Tra i colleghi passo per ‘rigida’ perchè cerco di mettere in pratica i valori in cui credo……Ma non è stato così anche per Luther King o per Che Guevara?
Storicamente le persone che hanno tentato con sofferenza e sacrificio una coerenza personale sono state messe all’indice, uccise, o additate, magari poi vengono fatte sante, quando sono morte e non possono più parlare, vengopno utilizzate ancora a favore di quel sistema, e tutti siamo sistema, che prima le aveva combattute e le combatterebbe ancora se viventi.
Dura realtà ma realtà.
Francesca, però forse non è necessario arrivare ad essere ne un santo ne un martire… forse la qualità e quantità di coerenza e di coraggio che ci è richiesta è molto minore… del tipo…. non rubare, dire tranquillamente quello che si pensa, rispettare le opinioni degli altri, cercare di mangiare sano e preferire i piccoli coltivatori, limitare la nostra “impronta” ecologica, usare la bici, se possibile al posto della macchina, informarsi, essere aperti al mondo, guardare la televisione meno possibile, provare a sorridere ed essere meno musoni, fare all’amore e dire qualche bel no ai propri figli, magari coinvolgendoli fin da piccoli nei lavori di casa e non dare loro kinder e coca cola.. qualche volta anche lasciarsi andare e mandare tutti a “remengo”…
Io faccio ricerche sullo sviluppo rurale, sono al secondo anno di master in Francia. Sono un sostenitore della prima ora di Slow Food, in quanto condivido la necessità di un nuovo rinascimento che rimetta al centro i Valori dell’Uomo. Un cibo buono, pulito e giusto non è altro che il frutto del LAVORO di uomini ONESTI, è la SCELTA CONSAPEVOLE di ciascuno di noi individui-che-pensano (finiamola di farci ridurre a “consumatori”), è una forma di RISPETTO verso la TERRA, verso chi la abita e se ne prende CURA.
Insomma, cito Paola Volpato con la quale sono d’accordo, equo e solidale: “fare più chiasso sulle piccole aziende agricole! “.