Sono 4 anni che sotto l’egida di Oltreconfin, distretto di economia solidale, le due microimprese Donna Gnora e Rio Selva, collaborano dando vita ad una sorta di mercato alternativo, coinvolgendo… read more →
Finora ho sempre parlato di Oltreconfin presentandolo come fosse una sorta di rete di impresa di varie aziende che producono e commercializzano assieme i propri prodotti. Che si tratti di… read more →
“Sono nata in una cucina, quella dell’osteria dei miei nonni. Attorno a quella cucina girava la vita di tutta una famiglia di nonni, zii, genitori, parenti. Ricordo grandi tavolate e quell’aria di festa che era il preparare e mangiare tutti assieme. Poi i nonni cedettero l’attività. Io avevo otto anni, ma il cucinare profuma ancora di quel clima di festosa comunità familiare. Oggi sento i miei clienti come se facessero parte di quella tavolata.”
Mi perdo nella campagna del miranese…
“Passa dietro l’Iperlando”, mi spiega Riccardo, “poi vai avanti per 2 chilometri e giri a sinistra poi destra, destra, sinistra, avanti strada bianca, avanti ancora così, che ti sei perso.
Strade sempre più strette ed angoli sempre più acuti, un immagine di altri tempi dove la fitta ragnatela delle strade podestarili rappresentavano la realtà di una struttura agricola fatta di piccole proprietà rurali sempre più distanti da un qualsiasi centro abitato…Però, se posso divagare, quanto belle sono queste stradine bianche che si inoltrano nel cuore della campagna e grazie al cielo che non ci stanno i soldi per asfaltarle!
Bene, alla fine mi salva il telefono. Riccardo viene a prendermi.
Sono finalmente nell’orto di Francesca e Riccardo.
Ci sediamo di fronte Francesca, Ricardo, io. Dopo i convenevoli di rito, chiedo: Francesca, raccontami la vostra storia.
Lei: – io sono di poche parole, sono di origini carniche, lavoro tanto e parlo poco.
Parliamo sempre del popolo di Oltreconfin perché, giusto o sbagliato che sia, quando si parla di Oltreconfin si parla di giovani.
(a me scappa da ridere!)
I giovani agricoltori sono una categoria protetta, curata, vezzeggiata. Una categoria che non esiste ma che riempie di sé l’immaginario che stampa e propaganda vogliono a tutti i costi raccontare come il radioso sole dell’avvenire.
Il ritornello è sempre lo stesso: cresce il numero dei giovani che si danno all’agricoltura e questo è molto rassicurante e poi seguono le immagini di giovani sempre sorridenti, positivi, con una buona predisposizione a raccontare come il loro progetto di futuro sia fatto di innovazione, di progresso di rispetto della natura…
Federico M. è il socio accomandatario di Donna Gnora.
..Bastasse questo! E’ anche il nostro ammiraglio essendo egli il nocchiero capo della flotta di OltreConfin.
Ma non solo.
Ex giovane, resterà sempre, almeno per chi qui scrive, un ragazzo pieno di vita e di problemi che estrinseca mentre li risolve in modo spesso fantasioso e sorprendente.
C’è una frase ricorrente nella sua vita: “ E’ un problema se….” a seguire qualcosa che non ti saresti aspettato, ma che in qualche modo è già accaduto.
Lorenzo è una persona assolutamente gentile e generosa. Lo avevo conosciuto da poco e avevamo avuto qualche piccolo rapporto commerciale, ma nulla più.
Mi ero trovato in difficoltà perché il mio potente trattore, che è sulla terra dall’anno in cui feci la maturità e quindi parlo del 1971, aveva deciso di lasciarmi a piedi piantandosi in mezzo al campo…Non sapendo cosa fare e chi chiamare, pensai di rivolgermi a Lorenzo
Prende un aereo e tutto solo e senza contatti raggiunge un piccolo villaggio del Mozambico. Mi ricorda Into the Wild.
Torna in Italia, altri esami e un crescente malessere. Torna in africa. Sei mesi, poi torna su, poi torna giù.
Mi ricorda Mission. Ma anche Goethe.
..Ed è Burkina Faso, ed è Senegal..Vive in piccoli villaggi, lavora con la gente del posto, coltiva miglio e vive di niente.
Ma guarda e pensa. Ed ecco la frase sibillina:
“ad un certo punto ho cominciato a guardare il nord del mondo dal sud del mondo”.
Ci piacerebbe farvi entrare nelle singole realtà produttive senza tanti filtri o invenzioni.
Venite con noi “in campo”, a volte con il fango e la pioggia, a volte con le mani sporche di grasso e olio del trattore, ma il più delle con il sole in faccia, l’aria fine e gioiosa dell’alba, lo splendore del tramonto, la contemplazione di un trapianto appena terminato.