CELIACHIA

Oggi 27/9/2010 alle 7,22 di mattina ricevo un SMS da un amico che dice

celiaci non si nasce ma si diventa a causa delle nuove qualità di grano. Giornale radio – fonte centro studi celiachia americano”

vado sulle news di google e scrivo celiachia e la notizia viene confermata da questo articolo.

Bestia! ma sta a vedere che a forza di dai e dai anche l’ovvietà viene a galla?!

“l numero di persone con marcatori sierologici positivi per celiachia è raddoppiato in quindici anni, passando da un caso su 501 nel 1974 a uno ogni 219 nel 1989: soggetti che al primo test erano risultati negativi alla celiachia, quindi, avevano sviluppato l’intolleranza negli anni successivi  nel 2003 abbiamo verificato che il numero di pazienti con intolleranza al glutine è salito a un caso ogni 133“” Questo studio condotto in America da un pool di università sta dicendo quello che appare del tutto logico a chi pensa che esista sempre un rapporto di causa ed effetto…. che magari non si manifesta in modo evidente, ma che con l’andare del tempo, magari in modo inatteso e sorprendete salta fuori…

Se l’azione dell’uomo sui semi dei cereali sta poco alla volta modificando sostanzialmente l’essenza stesso del nostro sfamarci, rendendoci “intolleranti” a quello che per molta popolazione rappresenta la base dell’alimentazione, diventa evidente e manifesto come il nostro agire sull’ambiente sia  totalmente dissennato: arrivi a rendere inconciliabile la base della nostra stessa esistenza. E’ una profezia brutta e quasi incredibile, ma se prendiamo come semplice parametro la storia del frumento ci deve essere evidente che a forza di insistere su questa strada il numero dei celiaci e degli intolleranti al frumento diventi sempre maggiore. ma anche il modo di produrre questo frumento moderno avvelena progressivamente l’acqua grazie alle dosi sempre maggiori di fertilizzanti e di antiparassitari con cui trattiamo questa coltivazione… dunque veleno nell’acqua, aumento della CO2 nell’aria a causa delle arature profonde e dell’uso di trattori sempre più potenti,e infine un grano che ci è pure indigeribile…

Ma sperare che questo faccia cambiare comportamento all’industria agroalimentare è una pura follia: continuerà a produrre così come sta facendo raccontandoci la fiaba del grano come una volta, della tradizione e della bontà dei prodotti naturali. Poi proporrà nuove modifiche grazie all’ingegneria genetica….il nostro grano sarà digeribile per tutti… anzi, assieme alla celiachia combatterà lo scorbuto, l’asma e l’ansia…Sì, forse farà crescere anche i capelli o le corna o la coda,… ma anche a questo porremo rimedio….

Invece la cosa incredibile è che nessuno farà un discorso sano e serio riattivando la ripresa delle vecchie sementi come il farro o la saragolla, o incrementerà la diffusione del grano saraceno, dell’orzo, della segale, del miglio ritornando ad una osservazione intelligente dell’ambiente e delle caratteristiche specifiche di ogni zona climatica. Si lascerà a qualche grande azienda anche la “gestione” dei semi antichi. Cioè continueremo a credere alla pubblicità come unico veicolo della nostra informazione.

A volte mi pare impossibile e incredibile che prodotti commercializzati come “sani” “buoni” “naturali” “tradizionali” siano delle indicibili truffe alimentari fatte alla luce del sole e sotto gli occhi di tutti.. Propagandati come “benefici” ci fanno male, ma male veramente… e nessuno è in grado di opporsi a questo degrado mentale ed ambientale.

E’ questo il peggior segnale della nostra epoca: toccare gli elementi essenziali della vita senza rendersi conto che stiamo compromettendo veramente il destino dei nostri figli e dei nostri nipoti.

Resta il fatto, comunque, che ognuno di noi ha una responsabilità oggettiva in questa corsa all’autodistruzione. Perchè gli strumenti per conoscere e per capire cosa stia succedendo sono a disposizione di tutti, si trovano in internet e nei libri, si trovano nello scambio di idee e nell’osservazione dell’ambiente. Chi segue la pubblicità diventa per molti versi una vittima corresponsabile del proprio destino. Corre felice verso il baratro. Chi invece pone come elemento centrale del proprio rapporto con l’ambiente l’osservazione delle cose, l’informazione libera e la circolazione delle idee, inevitabilmente si rende conto di essere protagonista di una possibile “resistenza” che passa attraverso la conoscenza e la responsabilizzazione del proprio modo di comportarsi. Ricerca dei cibi, rispetto dell’ambiente, risparmio energetico, riduzione delle immissioni ecc… ecc….