Episodio 5: Chi siamo, perchè siamo

Oggi facciamo una pausa: non parlerò di una persona, ma di una categoria.

Bravo!,
Grazie!

Parliamo sempre del popolo di Oltreconfin perché, giusto o sbagliato che sia, quando si parla di Oltreconfin si parla di giovani.

(a me scappa da ridere!)
I giovani agricoltori sono una categoria protetta, curata, vezzeggiata. Una categoria che non esiste ma che riempie di sé l’immaginario che stampa e propaganda vogliono a tutti i costi raccontare come il radioso sole dell’avvenire.

Il ritornello è sempre lo stesso: cresce il numero dei giovani che si danno all’agricoltura e questo è molto rassicurante e poi seguono le immagini di giovani sempre sorridenti, positivi, con una buona predisposizione a raccontare come il loro progetto di futuro sia fatto di innovazione, di progresso di rispetto della natura…

Chiariamo subito una cosa: io non ce l’ho assolutamente con i giovani agricoltori, anzi! Io sono soltanto indignato per il racconto che dei giovani agricoltori ne fa la stampa, il governo, le stesse associazioni di categoria….Sono indignato perché tutta questa propaganda sui giovani serve solo a nascondere la verità.

 

Il fatto è questo: negli ultimi 25 anni abbiamo perso il 28% delle terre coltivate.
Strade, rotonde, case, capannoni, lottizzazioni ed abbandono delle terre specie quelle collinari hanno eroso qualcosa come tre milioni e seicento ettari riducendo il totale del terreno coltivato in tutta Italia a 12,8 milioni di ettari..

Forse queste cifre, dette così, non rendono bene l’idea. Nel giro di pochi anni il numero delle aziende agricole si è più che dimezzato.
Nel 6° censimento dell’agricoltura si parla di una perdita del 32% del numero delle aziende agricole in 10 anni
….e oddio frena, Marco, frena!!! Lo so, quando comincio con i numeri non la smetto più e mi esalto che poi divento noioso e petulante.

Ma se questo è il quadro che cavolo stiamo a parlare di giovani imprenditori? Non vi sembra un pochino ridicolo?

E tornando di nuovo alla realtà possiamo fare due o tre considerazioni.

La prima è perfino banale: si parla dei giovani in campagna ma non si dice che il lavoro in campagna è precluso a chiunque non abbia un capitale di partenza enorme.. che un giovane può avere solo se figlio o nipote di proprietari di terra. Te lo vedi un giovane, con solo la buona volontà e magari anche un percorso di studi di tutto rispetto e una laurea in scienze agrarie, che tira fuori di tasca un duecento mila euro per acquistare un due ettari di terra e un minimo di attrezzatura che gli consentano di fare una vita di stenti e assicurarsi una sopravvivenza stallatica…?

La seconda la terza a la quarta le lascio tutte perdere perché qua si apre il libro delle doglianze… e di gente che si lamenta non ne possiamo più!

La quinta considerazione riguarda niente-popò-di-meno che il mercato.

Hai la tua bella verduretta, sei un giovane agricoltore e ci hai messo l’anima a produrre. Ti senti finalmente sul tuo perché è chiaro che vedi il tuo prodotto come qualcosa di meraviglioso: lo hai visto nascere, crescere, lo hai nutrito d’amore, gli hai parlato gli hai dato da bere, hai lottato per lui contro insetti tremendi, afidi, limacce, ragnetti di tutti i colori, hai lottato a mani nude finché ce l’hai fatto e poi sei ricorso ai rimedi della nonna: macerato d’ortica ( ma tu che leggi hai idea di quanto riesca a puzzare un semplice macerato d’ortica?), macerato d’aglio tabacco equiseto…. Olio di neen …. alla fine sei orgoglioso.

Hai un prodotto magnifico, buono, sano…. Ma l’anziana cliente ti guarda con tutta la benevolenza con cui si guarda un giovane agricoltore che ha un aurea di sognatore un tantino retrò, un tantino sprovveduto ( e chi al giorno d’oggi, con un po’ di quello che si dice, si mette a fare il contadino?) eh, caro, ‘sta roba xe un tantino stentarea…..’