Finora ho sempre parlato di Oltreconfin presentandolo come fosse una sorta di rete di impresa di varie aziende che producono e commercializzano assieme i propri prodotti. Che si tratti di pane o cavoli o biscotti o piatti vegani poco importa. Ho dato adito all’idea che Oltreconfin non sia altro che una rete commerciale. Ma non è così!
Oltreconfin è un Distretto di Economia Solidale ( abbreviato in D.E.S) che è una cosa molto più complessa ed articolata che una semplice (semplice?) rete d’impresa.
Fatemi capire, chiedo con insistenza. Mi rivolgo a Domenico, che è uomo di vasti contatti e che sotto sotto ne sa una più del diavolo, e lui mi indirizza a Cristina. Parla con lei, mi dice. Ma chi è “lei”, chiedo con insistenza. Tranquillo, mi risponde, parla con lei.
Ed eccomi qui, con Cristina. Ci presentiamo e le chiedo senza preamboli, che cos’è Oltreconfin?
Cristina mi deve fare una premessa il cui senso lo capirò solo dopo (forse perché sono un po’ tardo… o forse perché le premesse il più delle volte sono del tutto inutili). Mi dice: io sono supporto olistico. Cioè io vedo tutto collegato ed inizia il suo racconto. Ed è il racconto di una vita dove si intrecciano i figli, i nipoti, l’amore per l’acqua, il nuoto, un orticello di famiglia, le fonti energetiche alternative, l’attività di allenatrice di nuoto, il volontariato (che non la fa impazzire più di tanto), gli incontri con le persone, la scoperta delle mille risorse che stanno nell’ascoltare e collegare le diverse conoscenze di cose e persone….
Ci sarebbe da scrivere un libro.
Ed in mezzo a tutto questo fluire di situazioni, immagini, conoscenze ti accorgi che Oltreconfin non è che un pezzo di un grande puzzle perché una associazione, qualunque essa sia, non può da sola esaurire tutta la gamma delle esigenze, degli interessi, delle attese di Cristina.
E’ il caos? No. Il racconto non è caotico, non è eccessivo, non è nevrotico. E’ il racconto di una nuotatrice che dopo il primo impatto diventa ritmato, costante, energico e ti accorgi che parte dell’apertura, della sensibilità e della dinamicità di Oltreconfin ha delle radici che attingono alla personalità di Cristina.
Quando ci lasciamo dopo questa chiacchierata mi chiedo se ho le idee più chiare o più confuse su cosa sia Oltreconfin e cosa sia un Distretto di Economia Solidale. Forse le ho più confuse. Perchè se dovessi rispondere alla mia logica del tipo “a domanda risponde” non saprei proprio cosa dire.
Ma forse ho le idee più chiare: un Distretto di Economia Solidale è un qualcosa che cresce a prescindere. E’ una risposta necessaria alla situazione che viviamo, è una sorta di onda di ritorno perché tutto si tiene, e poco alla volta le immagini si fanno chiare, si sistemano, si relazionano e si integrano tra loro…
Torna l’immagine dell’ orticello familiare che Cristina aveva cominciato a coltivare qualche anno fa. Poi ha conosciuto Domenico e ha detto: bene, coltivate voi anche per me ed è nata l’idea di una associazione, bene, ma parliamo di alimentazione nel suo complesso e non solo di verdura, e poi di energia e poi di acqua e via, senza dogmi, senza fedi, e me ne sono andato via con l’immagine di una Cristina che continua a coltivare il suo orticello con i semi dell’amicizia, della conoscenza delle persone, dello mettere in relazione gli uni con gli altri dello gettare continuamente nuovi contatti e dell’ascoltare nuove esperienze e diffonderle.
Perchè, alla fine, lei è un supporto olistico, è dentro un cerchio dove tutto si scambia e si intreccia…
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