Il trattore è lo specchio dell’anima

Incontro casualmente un amico che non vedevo da un pezzo. Ne sono felice. Parliamo del più e del meno quando costui, che di mestiere fa il giornalista, mi butta la un “e tu, dei trattori che ne pensi?” Capisco subito che si riferisce alla protesta degli agricoltori e la mia risposta se ne esce spontanea:” avevo deciso di unirmi a loro, ma quando hanno visto il mio trattore mi hanno mandato via…” Mi guarda perplesso, conosce la mia abitudine al sarcasmo. Chiede spiegazioni. Mi spiego e gli spiego.

Tutti i trattori che vedi sfilare sulle strade d’Europa compresi quelli dei nostri concittadini, sono bestie che male si adatterebbero all’azienda media italiana. In Italia ci stanno circa un milione e trecentomila aziende agricole. La media grandezza delle aziende agricole è di 8 ettari. Un trattore cosi potente come quelli che vedi sfilare in otto ettari è del tutto sopra dimensionato sia per potenza che per prezzo. Mica te lo puoi permettere un trattore così se hai una piccola azienda, anche di otto ettari… Il che significa che chi oggi protesta è una piccola minoranza di agricoltori che posseggono aziende medio-grandi. Almeno almeno una trentina di ettari, oppure allevatori di mucche da latte o da carne. Oppure sono i cosiddetti “terzisti”, lavoratori che prestano la loro attività a consorzi che usano la terra di altri piccoli proprietari di terreni agricoli. Fanno tutto loro, dalla aratura alla semina, dalla raccolta al conferimento del prodotto. Ai proprietari resta solo il contributo erogato dalle regioni, al contoterzista il resto. (vedi il Sole 24 Ore https://www.ilsole24ore.com/art/agricoltura-il-contoterzismo-giro-d-affari-oltre-77-miliardi-AEqlPgFB?refresh_ce=1)

Cioè quei trattori servono, in prevalenza, per lavori attinenti alla coltivazione di monoculture: mais, soia, frumento, barbabietole ecc. E’ quella forma di agricoltura che prevede grandi estensioni di terreno, utilizzo di semi appositamente studiati per aumentare la produttività, metodi di coltivazione che necessitano assolutamente di diserbanti, di concimi, di fungicidi, di antiparassitari. Questo modo di produrre è parecchio pesante per la terra e l’ambiente.

Non ne faccio una colpa agli agricoltori e nemmeno ai contoterzisti. Sono le prime vittime di un processo produttivo che ha trasformato il contadino in un operaio utilizzatore di macchine meccaniche con la particolarità di essere proprietario dei propri mezzi di produzione (terra, trattore, altre macchine agricole), ma che alla fine lavora alle strette dipendenze di un qualche consorzio che gli acquista il prodotto e fissa il prezzo del prodotto dopo il conferimento della merce. Perchè così funziona. Questo spiega la loro rivolta quando qualcuno vuole introdurre norme che toccano i contributi europei, o vuole introdurre misure restrittive sull’uso di concimi chimici e diserbanti.
Certo, questi agricoltori protestano perché stanno difendendo la loro possibilità di sopravvivenza aziendale e familiare. Non ci sono dubbi. Ma qua nasce il problema: quale futuro? Quale prospettiva? Il problema vero della campagna è l’assenza di una prospettiva futura. Il sistema produttivo attuale è diventato prevalente a partire dal dopoguerra e ha trovato pieno sviluppo negli anni 70 del secolo scorso. In 50 anni di questo modo di produrre siamo arrivati alla frutta e non solo per il vil denaro, ma soprattutto per l’ambiente.

Incidentalmente mi viene da dire che per molti di noi il trattore e un vero e proprio feticcio. Si incontri un crocchio di agricoltori e di metti a parlare di macchine ti accorgi, dopo poco, di quanto la macchina sia una sorta di status symbol. La potenza del proprio trattore richiama un mica tanto celato simulacro della potenza virile, che viene in qualche modo anche riconosciuta dall’opinione pubblica quando vedi sfilare un centinaio di potenti trattori per le strade delle nostre città…. Cento agricoltori a piedi che protestano fanno sorridere, centro trattori ti fanno subito oggetto di profondo rispetto… Ma è possibile uscire da questa rappresentazione e parlare seriamente del futuro dell’ agricoltura? 

Peraltro la cosa divertente è che quegli enormi trattori che sfilano contro l’Europa sono molto spesso stati acquistati con i finanziamenti Psr della Comunità europea, che coprono la spesa del riammodernamento del parco mezzi fino all’80% del valore del bene… quindi almeno almeno per metà, quei trattori sono dell’Europa, simpatico!