Non siamo economisti e poco capiamo di quel fenomeno che si chiama inflazione. Come tutti, però, siamo costretti a fare i conti con quello che spendiamo e quello che riusciamo a guadagnare e i conti, fatalmente, non tornano.
Ci guardiamo negli occhi e ci sentiamo a disagio. Non fa parte della nostra storia mettere al primo posto il guadagno e facciamo fatica a far di conto.
Faccio un esempio per carpire come ci sentiamo “in colpa” a ritoccare i nostri prezzi. Sono più di dieci anni che faccio il pane e il prezzo è sempre lo stesso. Immutabile, nonostante i prezzi attorno a noi siano cresciuti di più del 20%.
Certo, potrebbe dire uno che legge queste parole, avevate messo un prezzo troppo alto, ci guadagnavate troppo! Furbacchioni! …. No non è così.
Quando iniziammo l’avventura del pane compravamo la farina e non era farina qualunque tipo quella che si compra a pochi centesimi al supermercato. Era farina da grani antichi il cui prezzo è inevitabilmente più caro dato che era macinata a pietra, e il cui costo di produzione era di gran lunga superiore a quello del grano moderno.
Non mi stancherò mai di mettere l’accento su questo fattore: il grano moderno, frutto dello sviluppo tecnologico in agricoltura, è un grano molto produttivo, molto poco naturale e molto a buon mercato. Se ci aggiungiamo l’uso di commercializzarlo come farina 00 (pessima dal punto di vista alimentare) abbiamo fatto bingo!
Tra le farine di grani antichi, macinate a pietra e commercializzate come integrali, o tipo 2 (semintegrale) o tipo 1 (leggermente raffinata) e le farine moderne c’è un abisso. Ovviamente il prezzo non può essere lo stesso.
Noi di Oltreconfin abbiamo messo in piedi una nostra filiera produttiva dove coltiviamo direttamente grani antichi: gentil rosso, senatore cappelli, farro.
Il fatto che produciamo direttamente noi la materia prima con cui panifichiamo non ci mette al riparo dall’inflazione. Pesa il prezzo del gasolio agricolo, pesa il prezzo dell’energia elettrica necessaria alla molitura, pesa il costo di funzionamento del forno sia che esso vada ad elettrico che a legna (anche il prezzo della legna è quasi raddoppiato in un anno).
Ci sentiamo impotenti di fronte a tutti questi elementi che sono alla base del meccanismo inflativo, siano essi legati alla guerra che alle varie speculazioni finanziarie. Siamo impotenti e ancor di più ci disturba vederci costretti ad aumentare il prezzo del pane e di tutti i prodotti da forno…
Ma anche il prezzo della verdura è in continua crescita. Dopo una stagione che è stata una delle peggiori dal punto di vista climatico con siccità persistente, caldo torrido, piante sotto stress, settembre è partito con un po’ di benefica pioggia ma poco dopo si è buttato in notti fredde che hanno sicuramente inciso sugli ultimi sprazzi produttivi di zucchine, melanzane, peperoni.
Insomma, come se non bastasse la follia dell’economia e della politica mondiale, contro di noi lavora imperterrita la follia del clima. Ma non è, per caso, che ci possiamo tirare fuori da tutte queste calamità?
Lo chiedo e mi viene il dubbio di essere caduto in una qualche retorica. Fatto sta che dalla prossima settimana la pagnotta da chilo viene quotata a Wall Street a sette dollari. Segue Venezia che quota a sette eurini, comunque non così distante dal prezzo del pane comune, che come detto ha ben altro dietro.
Stesso discorso per le uova, che il nostro Samuele alleva con pazienza ed amore, purtroppo deve alzare il prezzo causa aumenti dei costi, a partire da quella parte di mangime che non si riesce a produrre in proprio e che è schizzata alle stelle, oltre alle bollette che tutti noi vediamo lievitare di mese in mese, e che per molte aziende stanno diventando insostenibili..
Marco Mantovan -Donna Gnora
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