La coltivazione senza chimica fa bene all’ambiente.

L’ultimo numero di Terra Nuova, ” mensile per l’ecologia della mente e la decrescita felice” è riportata la notizia che il governo tedesco intende convertire  il 20% delle superfici agricole a coltivazione biologica. Questa scelta è dettata dalla necessità di prevenire le inondazioni. Il terreno coltivato senza l’uso di fertilizzanti chimici, lavorando prevalentemente in superficie e senza arature profonde, dove i processi di decomposizione delle paglie e delle piante, dei sovesci e del letame, mantengono la terra ricca di nutrienti e viva, con una forte presenza di lombrichi, di microfauna, di microrganismi, agevola l’assorbimento delle acque che cadono in eccesso.

Come possiamo constatare anche dalle recenti piogge che hanno “sommerso” Vicenza e Padova, il carattere torrenziale degli eventi non trova sul terreno modo di defluire. Ma una grande parte della “responsabilità” di questo è dovuto all’uso sconsiderato che abbiamo fatto del territorio: strade, capannoni, case, piazzali cementati, distruzione e tombatura di fossati…. in un crescendo di attività sconsiderate dal dopoguerra ad oggi abbiamo distrutto il territorio… poi ci si è messa anche la tecnonologia agroalimentare…. grandi trattori ( girano per strada trattori sempre più grosso e piu potenti, a prezzi proibitivi che  servono a distruggere lo strato di humus naturale…) uso sconsiderato di prodotti chimici, terreno sempre più arido e inerte….  e alla fine?

Alla fine non ci resta che tornare alla vecchia e sana coltivazione naturale, senza chimica, con rispetto della natura, delle stagioni, dell’equilibrio del terreno, attraverso l’agevolazione dei processi naturali di fermentazione degli scarti vegetali e animali, l’uso sapiente delle rotazioni colturali. Questa agricoltura che chiamiamo biologica non è che l’unica forma oggi possibile per pensare ad una strategia futura. Questo dovrebbe esserev il modello ispiratore per una nuova politica agraria che tenga presenti le esigenze della natura e dell’uomo…

Ma questo processo di “consapevolezza” è ancora lontano a venire… Di questo processo di consapevolezza, però, possiamo essere tutti protagonisti attraverso l’acquisto di prodotti naturali provenienti dalla “buona agricoltura”, ma anche attraverso l’opera di informazione e di “passa parola” che possiamo fare sempre ovunque e dovunque… Non è solo la ricerca del nostro benessere che ci spinge: è anche la consapevolezza che se non ritorniamo a qualcosa di più “naturale” il nostro destino di uomini finirà in un “virtuale” mondo di immagini, mentre attorno avremmo solo la desolazione di  una natura in piena rivolta contro il nostro sconsiderato uso del territorio… (fine del predicozzo…!)