E’ un bel po’ di tempo che vorrei scrivere un post sulla terra. Non intesa come pianeta o luogo che ci ospita, ma intesa come terra terra…. quella bassa che si coltiva, quella che si vende e si compra, quella che cementifichiamo, quella che lottizziamo, quella che inquiniamo, quella che deprediamo. Oddio, ma di che parlo?
Per farla in breve: vorrei parlare della terra che coltivo. E’ una terra piuttosto chiara, con una sicura presenza di argilla, non a caso confina con le cave che hanno dato mattoni per mezzo veneto. . In termini tecnici si può definire un terreno franco. Cioè buono per coltivare. Ho parlato solo di quella che viene chiamata la “tessitura” ossia la struttura fisica granulometrica composta da argilla limo e sabbia.
Direi che che ha un ph vicino alla neutralità. lo dico sulla base dell’esperienza gustativa e sulla misurazione con apposito strumento.
Non ho ancora parlato, però, ne di humus, ne di composizione chimica e nemmeno delle presenze di insetti. Non ho nemmeno parlato di micorizze, lombrichi, paciamature, sovesci e via dicendo Cioè, ogni volta che vorrei parlare di terreno mi si presenta davanti una tale gamma di variabili, di problemi di questioni che mi confondo. Questo per dire di come la terra sia una cosa molto ma molto complessa. Fatalità, come tutte le cose complesse è anche una cosa delicata.
Secondo me non ce ne rendiamo conto abbastanza.
Anzi, non ce ne rendiamo conto per nulla. Noi moderni, con la nostra scienza, il nostro sviluppo tecnologico, la nostra cultura dominante, non abbiamo capito niente delle basi su cui poggia la nostra salute e il nostro futuro.
Non è che adoro predicare e sproloquiare unendomi al coro dell’ ecologismo ideologico ed astratto…. (ultimamente mi arrivano in campo dei “volontari” spinti dalla smania di lavorare la terra. Vengono e si guardano attorno,,, dopo un po’ mi parlano di metodologie e di teorie varie… mi spiegano come dovrei coltivare e, se proprio tutto va bene, lavorano due orette. PEr fortuna queste sono sufficienti. Due orette di vanga smorzano le velleità future e sono sufficienti a capire quasi tutto di quello che concerne l’agricoltura. Non ho nulla contro queste persone… credo, in gioventù, di essere stato uno di loro), il fatto è che sono veramente amareggiato per come vedo trattare la terra.
Ce l’ho in particolare con i diserbanti e con i vari pesticidi e concimi chimici…. Anche persone che stimo, amici, gente che coltiva da sempre la terra, ricorrono alla chimica ovviamente con la premessa che è tutta roba assolutamente tranquilla, quasi naturale, che non fa male…. sì, questa è la premessa.
E tutta questa teoria della mancanza di effetti dannosi si basa sulla autodichiarazione delle stesse società che producono i prodotti chimici.
Insomma, giro attorno al problema…. Il fatto è che so da fonte certa che le aziende che producono in modo industriale prodotti orticoli, quelli stessi che poi ci ritroviamo nei banconi dei supermercati a prezzi ancora appetibili, riducono la terra in un tale stato di inquinamento che ogni sei mesi sono costrette a togliere uno strato di 30 centimetri di terra e sostituirla con terra vergine. Ovviamente tutto questo avviene senza che nessuno faccia lo straccio di un campione su quei terreni che vengono seppelliti in pieno campo e che in realtà sono veri e propri rifiuti chimici.
E tutto questo entra nella catena alimentare prima dentro frutta, verdura, pasta pane latte carne, e poi, di nuovo, attraverso l’acqua dove dilavano i residui dell’industria agrochimica.
E ogni volta che ci penso, ribollo di rabbia!!
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