Ma esiste la crisi?

L’Informatore Agrario è una rivista specializzata rivolta a chi si occupa in modo “professionale” di agricoltura. E’ una rivista seria e qualificata e quindi do per scontato che i conti che essa fa siano corretti. Di cosa sto parlando?

Il tema sono i costi del grano duro, quello con cui si fa la pasta. In Italia dovremmo essere i primo produttori di pasta fatta con il grano duro e dovremmo essere i terzi quali produttori di questo cereale. Poichè le nostre esigenze produttive sono sempre maggiori negli ultimi anni, come riferito anche in altre parti di questo blog, le grandi industrie alimentari (prima tra tutte la Barilla) hanno incrementato la produzione locale di grano duro, Arrivando a coltivare anche vaste aree dell’Emilia Romagna e del Veneto con grano duro. E dire che queste aree non sono particolarmente votate per condizione climatica a questo tipo di coltura.

Tutto bene, dunque.

E invece, stando ai conti dell’Informatore Agrario, le cose non sono esattamente come si potrebbe pensare.

Dice il supplemento al numero 44 della citata rivista del 20 novembre 2009, che seminare il grano duro oggi, rappresenta per il coltivatore un rischio economico non indifferente. Concretamente gli autori del servizio prendono in esame i costi di coltivazione di un ettaro in uno dei luoghi considerato più produttivo d’ Italia che è l’agro foggiano  e quantificano il coosto totale di produzione per ettaro in 992 euro. Cioè quantificano il costo del lavoro del terreno, dei fertilizzanti, della semina, dei trattamenti antiparassitari del diserbo, della raccolta. Tutto questo costo vivo e diretto arriva alla somma di 730 euro  Poi aggiungono anche le spese generali e amministrative, gli oneri per interessi sul capitale, il prfezzo d’uso del capitale fondiario ed arrivano alla somma di 992 euro.

Secondo gli autori la produzione per ettaro di grano duro nel foggiano è di 3,5 tonnellate per ettaro. dunque il costo di produzione di una tonnellata di grano duro è di 283 euro.

la quotazione corrente alla borsa merci del grano dura oscilla attorno dei 180 euro a tonnellata. Il massimo ragginti lo scorso anno è stato di 240 euro a tonnellata.

Dunque per farla breve, l’agricoltore coltivando un ettaro di terra a grano duro avrà comunque un risultato negativo che potrà oscillare tra una perdita minima di134 euro a quella massimma di 344 euro per ogni ettaro coltivatoa grano duro. Quello che si dice “lavorare in pwerdita”.

Non è che la condizione di chi coltiva grano tenero o mais o che altro sia tanto meglio.

Ebbene dietro una situazione del genere ci sta tutta l’ignavia e la follia dei nostri tempi. E’ chiaro che l’agricoltore rappresenta l’anello debole di tutta la filiera produttiva.  E’ più debole della grande industria, è più debole delle grandi catene di distribuzione. Tutti concorrono a limare sul prezzo di produzione  addirittura costringendo il produttore a lavorare in perdita.

La risposta lenta e forzata del produttore è semplicemente l’abbandono delle terre. E questo rappresenta la pesante conseguenza di una follia commerciale che non sappiamo  ancora valutare nella sua portata e che un giorno ci costringerà a guardare sconsolati i campi incolti chiedendoci come mai non ci sia più nessuno interessato a produrre… MA la risposta normale che per ora ci stiamo dando un po’ tutti e che “ci sono i contributi”….

A quanto ammontano i contributi per ettaro?

al prossimo post l’ardua sentenza…..