Siccità

Ero intento a scrivere l’ottavo episodio di Azoto, quando il capo mi ha detto di fare un articolo sulla siccità.

Smarrimento… Che abbiamo da dire noi sulla siccità?

Apro il mio libro delle lamentele e lo unisco a quello di migliaia di voci che si levano da ogni parte del mondo.

Beh, la situazione non è certo piacevole, basta guardarsi attorno, tra campi bruciati dal sole e piantine imploranti una goccia d’acqua.

Abbiamo il privilegio di vedere più di altri e prima di altri i danno del cambiamento climatico, della crisi ambientale, dell’incertezza del futuro.

Forse è il caso di tirare fuori i vecchi strumenti a cui abbiamo affidato nei secoli passati le nostre speranze e le nostre attese: novene, processioni, danze della pioggia, messe e sacrifici… ma forse non ci crediamo più o abbiamo anche noi contadini la consapevolezza di averla fatta troppo grossa per sentirci oggi innocenti e sollevati da ogni responsabilità.

Guardo la televisione e leggo i giornali. Siamo tutti a lamentarci (cosa del tutto comprensibile), di una situazione che vediamo veramente disastrosa. E dunque?

Le lamentele, a tratti, virano alla protesta: qualcuno ci aiuti, qualcuno faccia qualcosa, i consorzi, la provincia, i comuni, le regioni, lo stato, i pompieri, la Caritas….

Tutto mi sembra così sterile come la terra che calpesto e dove nascono solo erbe secche e bruciate dal sole che scricchiolano sotto ai miei piedi.

Tutto questo mi infastidisce perché sono anni che facciamo finta di non vedere e capire e anche adesso che le cose appaiono più evidenti continuiamo a sperare che le cose non siano così e che qualcuno debba fare qualcosa, che ne so, un miracolo, una scoperta, un qualche magheggio che ci metta al riparo.

Leggevo oggi l’ennesimo sondaggio (http://www.demos.it/a02007.php) di una campagna elettorale abbastanza fuori di testa. Là si chiede quali siano le criticità che angustiano gli italiani e gli italiani rispondono. E così sappiamo che  il 23% è preoccupato per l’aumento del costo della vita, il 20% sta in ansia per la crisi economica, il 10% soffre per le tasse e un altro 10% invece è preoccupato principalmente per il deterioramento ambientale…

Con ogni probabilità anche chi è preoccupato per il costo della vita o per la crisi economica sarà in parte preoccupato anche per l’ambiente, ma resta il fatto che il tema ambientale non è comunque al primo posto se non per una minoranza.

Ho dato mandato al nostro dipartimento statistico di chiedere quale sia in campagna l’emergenza primaria.

Su un campione di 5623 contadini ( tutti interpellati per via telepatica) ben 5653 (pari a circa il 101 %) ha risposto che sono preoccupati per la siccità.

Come cercavo di comunicare più sopra, noi che lavoriamo all’aperto e a stretto contatto con la terra che è secca, l’aria che è sempre più calda, l’acqua che manca, le piante che soffrono e muoio risecchite, abbiamo un punto di vista privilegiato sulle emergenze climatiche.

E la nostra prima missione oggi è proprio quella di raccontare a chi vive in città, spesso in ambienti raffrescati da aria condizionata, cosa effettivamente sta succedendo e quanto questi fenomeni non siano solo occasionali e momentanei. Non è che se domani piove (magari!) le cose si aggiustano. 

Non siamo di fronte ad eventi straordinari o emergenziali, siamo di fronte ad una realtà oramai profondamente modificata, ad una realtà dentro cui dovremmo tutti cercare di adeguarsi e di modificare le nostre pretese. 

Possiamo sicuramente essere preoccupati per la crisi economica e per l’aumento dei prezzi,  ma dobbiamo essere anche consapevoli di quanto la crisi ambientale incida su questi elementi.

La prima cosa da fare contro la crisi climatica è quella di esserne consapevoli  e responsabili: non esistono soluzioni miracolistiche e semplici. Siamo di fronte a problemi complessi e dove non esistono “soluzioni”, piuttosto sarà necessario trovare sistemi diadattamento “. 

 Marco (Donna Gnora)