Sovranità alimentare e deficienza lessicale

La locuzione “sovranità alimentareappartiene storicamente alle lotte delle piccole comunità agricole che affermano “La sovranità alimentare è il diritto dei popoli a un cibo sano e culturalmente appropriato, prodotto con metodi ecologicamente corretti e sostenibili, e il loro diritto a definire i propri sistemi alimentari e agricoli”.

Al centro del tema ci sta la comunità delle persone, la sostenibilità delle coltivazioni, il guardare al diritto delle generazioni future, all’ecosistema, alla biodiversità….insomma, una netta opposizione alle multinazionali del cibo che in nome di una cosiddetta “sicurezza alimentare” hanno messo al centro il profitto, l’industrializzazione, il mercato globale.. Ovviamente quando il ministro dell’agricoltura ha caricato sul suo carro anche la “sovranità alimentare” io come tanti altri, ho sentito un vago odore di bruciato.
( io, a dire il vero, mi sarei anche espresso in modo diverso dicendo pane al pane e l’odore non è proprio
quello del bruciato, ma quello ben più mefitico del peggiore inquinamento ambientale).
Avrei voluto urlare:
”Giù le mani dalla sovranità alimentare!”
ma sono stato zitto chiedendomi: chissà questo dove vuole arrivare?
Poi un po’ alla volta ho capito: Il nostro Ministro ha frainteso, ha fatto confusione e si è innamorato del termine “sovranità” confondendolo con sovranismo. Credeva fossero la stessa cosa e infatti si muove in Italia e all’estero come se dovesse a tutti i costi imporre i prodotti italiani. Se ne va in giro con caciotte, bottiglie d’olio d’oliva, prosciutti e salsicce difendendo il buon nome della produzione alimentare italiana…
Non ha ancora capito che c’è prodotto e prodotto, e che i nostri bei maiali non vivono senza dosi massicce di antibiotici, che le nostre splendide galline crescono di un chilo e mezzo in 43 giorni, che i nostri pesci sono allevati a suon di cibo fatto con gli scarti dei macelli e i nostri prosciutti a marchio italiano sono in realtà allevati in Polonia.
E si è trovato un tantino imbarazzato ora che i contadini, suoi fedeli alleati, hanno rivendicato un più equo trattamento economico.
Cioè il punto sta qua.
L’agricoltura pesa sul PIL dell’ uno virgola qualcosa
la filiera del cibo pesa sul PIL del sedici virgola qualcosa
E se i contadini vogliono una diversa distribuzione sulla filiera vuol dire che vogliono un po’ erodere quel 15% costituito dai produttori e distributori di cibo cioè quelli stessi che lucrano sui contadini. Ed ecco che il Ministro, difensore delle giuste rivendicazioni dei contadini si è trovato contro il ministro rappresentante di quella che lui ha chiamato “sovranità alimentare”, ma solo perchè era piuttosto in confusione lessicale.

Lui è ministro del sovranismo alimentare: prima di tutto i prodotti made in Italy e così interpreta le politiche alimentari come fosse semplicemente un piazzista di prosciutti e di mozzarelle.
Avanti così, alla conquista del mercato mondiale!
E che i villici stiano al loro posto!