Storia dell’azoto: episodio 6

Tra Menico e Marco ci stanno 50 anni di differenza, due generazioni. Uno era il nonno e l’altro è il nipote.

Menico vide la luce a fine ottocento (1895). Nel 1945 a guerra finita, nasceva Marco. In mezzo due conflitti ed un mondo tutto cambiato eppure i due hanno in comune lo stesso lavoro e la stessa terra che Marco, almeno in parte ha continuato a coltivare anche se ora prova in fondo al cuore una certa tristezza, i suoi due figli non continueranno l’attività agricola perché uno fa l’ingegnere e l’altro il professore e se ne sono andati lontano a fare la loro vita. E’ giusto così, Marco lo sa bene, ma non può non percepire lo smarrimento della sua terra il cui destino sarà, con ogni probabilità, l’abbandono.

Cinquant’anni, lo stesso lavoro, ma due modi di coltivare completamente diversi.

Menico aveva una media azienda agricola, ereditata dal padre che a sua volta l’aveva ricevuta in eredità…Su quella terra viveva un tempo una piccola comunità fatta il gran parte di parenti, figli, cugini, nuore, nipoti, mucche, maiali, galline, oche. Era una comunità che riceveva dalla terra  tutte le fonti del proprio sostentamento, dal pane, al vino, alle verdure, alla carne, alla frutta.. 

D’ estate Menico era in campo alle 4 del mattino, non c’era l’ora legale e ci si alzava alle tre e mezzo. Una rapida colazione e via a governare le bestie, a mietere il grano, a zappare, a zappare e ancora zappare. Fino alle 11 del mattino, poi pausa, pranzo e riposo giusto per evitare le ore più calde e poi di nuovo in attività… Della sua terra Menico sapeva tutto, sapeva dove c’erano i ristagli d’acqua, cosa aveva coltivato in quel campo l’anno prima, e quello prima ancora e mentre ci dava dentro con la zappa, pensava a cosa seminare l’anno venturo e a come manutenere le scoline a a quando falciare la medica, e seminare il mais, e raccogliere le patate, No, la soia no, mai “coverta”! 

A metà degli anni trenta Menico comprò il primo trattore, un Velite Landini testa calda, ‘na bestia che tirava più di un tiro di cavalli…

La concimazione dei campi consisteva nell’utilizzi del letame prodotto dagli animali, da tutti gli animali compresi quelli umani perchè all’epoca, non sapendo ancora cosa significasse l “economia circolare”, non si andava molto per il sottile: nulla si buttava e tutto veniva usato. 

Marco ha preso in mano l’azienda alla fine degli anni sessanta del secolo scorso. Ora è rimasto solo lui e sua moglie a governare la terra. Nel 1971 ha venduto le ultime bestie. Poco alla volta ha tolto tutti i filari di alberi, i gelsi, le viti. Una bella villetta ha preso il posto della vecchia casa, mentre la stalla si è trasformata in un capannone dove fanno bella mostra di sè tre bei trattori: Marco è un esperto meccanico e sa mettere le mani con perizia nei meccanismi di motori, frese, seminatrici, vomeri, erpici, sprayer.

Marco è in campo alle otto di mattina, ma non scende a terra perchè è quasi sempre alla guida di un trattore. Con questo fresa, erpica, ara, diserba, concima…

Marco non segue particolari sistemi di rotazione delle culture: lui fa frumento, mais e soia e vende tutto il suo prodotto ai vari consorzi, ma principalmente lavora con un consorzio che sta a pochi chilometri da casa sua. E’ l’agronomo del consorzio che lo consiglia sulle sementi da utilizzare e lui è un fedele seguace delle schede tecniche delle varie ditte sementiere che indicano esattamente come trattare e con quali prodotti. Se segui la scheda tecnica non sbagli mai!

ovviamente tutto questo grazie all’azoto chimico, al glifosato, ai fungicidi e ai saggi barbuti!

 

 

 

 Marco (Donna Gnora)