Ero intento a scrivere l’ottavo episodio di Azoto, quando il capo mi ha detto di fare un articolo sulla siccità. Smarrimento… Che abbiamo da dire noi sulla siccità? Apro il… read more →
Questo articolo non era previsto. Almeno non così, almeno non ora. E l’azoto, in questo caso, c’entra eccome, anche se in modo non così evidente e così scontato.. Mi spinge… read more →
Parliamo sempre del popolo di Oltreconfin perché, giusto o sbagliato che sia, quando si parla di Oltreconfin si parla di giovani.
(a me scappa da ridere!)
I giovani agricoltori sono una categoria protetta, curata, vezzeggiata. Una categoria che non esiste ma che riempie di sé l’immaginario che stampa e propaganda vogliono a tutti i costi raccontare come il radioso sole dell’avvenire.
Il ritornello è sempre lo stesso: cresce il numero dei giovani che si danno all’agricoltura e questo è molto rassicurante e poi seguono le immagini di giovani sempre sorridenti, positivi, con una buona predisposizione a raccontare come il loro progetto di futuro sia fatto di innovazione, di progresso di rispetto della natura…
Prende un aereo e tutto solo e senza contatti raggiunge un piccolo villaggio del Mozambico. Mi ricorda Into the Wild.
Torna in Italia, altri esami e un crescente malessere. Torna in africa. Sei mesi, poi torna su, poi torna giù.
Mi ricorda Mission. Ma anche Goethe.
..Ed è Burkina Faso, ed è Senegal..Vive in piccoli villaggi, lavora con la gente del posto, coltiva miglio e vive di niente.
Ma guarda e pensa. Ed ecco la frase sibillina:
“ad un certo punto ho cominciato a guardare il nord del mondo dal sud del mondo”.