voilà le fromage!

Beh, la Francia ha una gran bella tradizione di formaggi. Ma anche la nostra non è niente male!

Non ho particolare amore per i confronti, è meglio questo, è meglio quello… siamo più bravi noi… sono più bravi loro… non è questo il termine di paragone e di valutazione. Chi è veramente convinto  che la differenza sia la vera chiave della ricchezza, sia che si tratti di persone  che di formaggi, sia che si parli di cultivar d’olio o di patrimonio culturale non può che essere aperto e ricettivo di ogni novità, attento ad ogni differenza e curioso di conoscere l’origine delle cose.

A me questa uscita sul formaggio francese mi è venuta con una vena di polemica nei confronti delle semplificazioni, delle banalità che si dicono con fare a volte “saccente”. E’ meglio l’olio toscano, è più buono il crudo spagnolo, la farina migliore è la manitoba…. e via dicendo, per schemi e frasi fatte.

Semplifico. Se giudico il formaggio Asiago per come lo trovo al supermercato non ho dubbi: il dop del supermercato nella gran parte dei casi, non è appetibile, non  funziona, non gira. Cioè non è buono!

Ho sempre avuto  diffidenza nel commercializzarlo per il semplice motivo che mi rifiuto di comprarlo ad supermercato e ho perplessità nei confronti di questo plasticoso condensato di latte.  Cioè trovo “difficile” invogliare le persone a provare la “differenza” tra il formaggio Asiago comprato al supermercato e quello che proponiamo noi…Guardate questo collegamento al portale del formaggio dove potete trovare anche il “disciplinare” del DOP Asiago. Ci sono notizie storiche molto interessanti, ma si legge anche che la Denominazione di Origine Controllata dell’Asiago oggi si estende a tutta la Provincia di Vicenza (e non solo all’Altopiano),  a tutta la Provincia di Trento a parte della provincia di Padova e a Parte della Provincia di Treviso.

Andando a confrontare l’estensione del territorio ci si accorge facilmente che buona parte di quello che oggi può marchiarsi con la DOP altro non è che pianura padana bella e buona.. e chi fa solo un breve giro   per Castelfranco, Treviso Lancenigo, Ponzano o per la zona di Padova nord nei comuni di Piazzola sul Brenta, Villafranca Padovana. Campodoro, Mestrino, Veggiano, e via per un bel pezzo di terre rigorosamente ricche di capannoni, industrie, infrastrutture varie non può che cosntatare che non ci sono pascoli, non ci sono acque pulite, non c’è aria pulita… ci stanno grandi stalle, quelle sì. Stalle dove mucche che non vedranno mai un filo d’erba, producono ottimo latte già ricco di antibiotico pronto a contaminare grandi e piccini… questa è solo una piccola differenza. C’è poi il sapore. Dunque da un latte dopato (nel senso più ampio del termine) esce forse un Asiago  da battaglia ma rigorosamente “garantito” come tale.

E una mucca che si è mangiata una buona erba di montagna  a 1500 metri d’altezza standosene all’aria aperta, felice della bellezza dei luoghi e della bontà del cibo produce lo stesso latte di una mucca che vive legata ad una greppia e che mangia mais, farine di cereali e derivati dalla macellazione di altre mucche ( ebbene sì, la C.E., dopo le vicende della mucca pazza, ha riammesso pochi mesi fa,  alcuni mangimi di origine animale)?

Domanda retorica a cui, per pietà, non do nemmeno una risposta retorica!

Abbiamo il pressato che altro non è che l’Asiago fresco max 2, 3 mesi di stagionatura

abbiamo quello che si chiama Asiago d’Allevo  semi stagionato ( 9 mesi)  e stagionato (15 mesi)

poi abbiamo dell’ Asiago affinato sotto vino cabernet e sotto pinot… (ubriachi)

Le pezzature sono attorno al mezzo chilo… sono troppo grandi? beh, ma il formaggio conservato avvolto in una tela di cotone pulita e leggermente inumidita e tenuto in frigo si mantiene bene e rimane ottimo…

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