O della prevalenza. L’altezza del grano cosiddetto “antico” è una cosa importante. Quando Caino scopre che quei granelli buoni da mangiare si possono anche conservare e ripiantare l’anno seguente non ha ancora la consapevolezza (e mai l’avrà) che questo gesto cambierà il destino dell’uomo ed andrà a condizionare quello di tante altre creature.
L’altezza del grano è la ragione stessa della sua sopravvivenza. Me ne sono reso pienamente conto la volta che seminai del grano “moderno” in una parte incolta del mio orto. A gennaio erano le uniche piantine in piena attività e a marzo erano diventate delle belle spighe di un mezzo metro di altezza…. poi le persi di vista e non le rividi mai più… erano state sommerse da quelle che chiamiamo “infestanti”, ma che in realtà sono semplicemente “prevalenti” rispetta all’altezza del frumento.
Le cosiddette infestanti, o erbacce, sono, il più delle volte ottime piante che hanno solo il grande torto di voler propagare la propria specie… esattamente come il grano antico che è riuscito ad arrivare fino a noi per il solo motivo che è più alto di tante altre piante erbacee e che grazie alla sua altezza riesce a propagarsi.
Non so se questo sia l’unico motivo per cui il grano di qualche millennio fa sia arrivato fino a noi, ma certamente la sua altezza qualcosa deve pur significare. A dirla tutta, e per quel poco che sono riuscito ad imparare in questi anni sui grani, la storia è molto più complicata di come io la rappresenti.
Per dirla tutta, forse non fu Caino a coltivare per primo il grano… forse ancora prima di lui, ma anche dopo di lui, molto del grano mangiato dai nostri progenitori, altro non era che il farro monococco detto anche farro piccolo che nasceva spontaneo in molte zone dell’Anatolia e sulle parte più elevate di quello che chiamiamo medio oriente e Mesopotamia… Ma siamo sempre da quelle parti… Da altre parti, vedi anche il sud della nostra penisola, c’era del grano che nasceva spontaneo tipo il farro dicocco che stava nelle zone mondane dell’Abruzzo, della Basilicata e della Sicilia..
Quello che è certo è che il grano come lo conosciamo noi è il risultato di un lento lavoro che l’uomo ha fatto nel corso della storia… Un lungo lavoro di “selezione” dei grani migliori, fatto dai coltivatori che di volta in volta sceglievano i grani più belli, più sani e più produttivi per ripiantarli e migliorarne così la qualità. Selezione massale. Cultura e conoscenza radicata nella capacità di osservare, capire, usare la natura senza andare a confliggere con essa.
Non so se esista una qualche geografia dei semi, una storia che racconti come di mano in mano l’uomo abbia tracciato dei percorsi di modificazione delle specie delle piante che coltiva, ma sicuramente le migrazioni umane degli ultimi millenni sono state accompagnate dai semi che gelosamente essi si portavano appresso. Le piante si sono adeguate alle nostre migrazioni, a climi nuovi, a terreni diversi, a condizioni stagionali. Dallo scambio tra natura e cultura si sono modificate una quantità notevole di biodiversità dando vita a centinaia di tipi di frumenti, di cavoli, di mele di tutto quello che costituiva la base della nostra alimentazione.
L’altezza determina la capacità del frumento di prevalere sulle piante cosiddette infestanti. Non è una lotta all’ultimo sangue, non è uno scontro di prevaricazione, è semplicemente un mettere in chiaro le cose: dove ci sono io tu non ci puoi stare, fatti più in là.
Il farro dicocco ha una altezza tra 120 e 140 – i grani antichi variano tra il 140 e 180 e anche oltre.. Il grano che vedete oggi nei nostri campi è alto tra i 40 centimetri e i 110…… ma non vedete molte erbe infestanti che ne contrastano la crescita…. Come mai?
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