Intelligenza artificiale e agricoltura

Il mio rapporto con l’informatica è piuttosto ambiguo. 

Penso di essere stato, anzi sicuramente sono stato, un pioniere nel mondo dei computer. Cominciai quasi casualmente nel 1981 infilandomi  “clandestinamente” in un corso di formazione all’Olivetti. Due mesi per imparare a far funzionare una macchina che costava come una automobile elettrica al giorno d’oggi e che necessitava di floppy disk  cartonati della grandezza di una spanna in grado di contenere all’incirca l’equivalente di un testo di un centinaio di pagine… Rapidamente seguii l’evoluzione del mondo digitale: i primi personal computer, funzionanti con un sistema operativo che si chiamava Dos, e con il quale passavi qualche delizioso minuto di nervosismo a ritrovare i files che avevi scritto due mesi prima, poi windows, poi intranet,  poi internet, le prime grandi banche dati, il trionfo della velocità di scambio di informazioni, poi i primo forum dove si aprivano dibattiti specialistici molto interessanti…. Poi fu subito “social”. A quel punto il mio interesse andò via via scemando fino ad una avversione conclamata specie per quanto passa attraverso il cellulare.  Questioni personali. (con l’età non vedo, non sento e parlo sempre meno).

Poi la mia attenzione si rivitalizza al sentir parlare di Intelligenza Artificiale: che è ‘sta roba?

Io con l’intelligenza ci ho un brutto rapporto: Ovvio, direte voi.  Va bene, se vogliamo banalizzare  è come dite voi, ma personalmente ho sempre diffidato del giudizio sulle persone basato sull’intelligenza. Ho conosciuto delle persone, specie in ambito lavorativo, che erano ritenute delle persone molto intelligenti. Ma de ché? Si scambia la furbizia, l’opportunismo, il qualunquismo per intelligenza, esattamente la conferma che la stupidità è dominante nei rapporti sociali.

Fatto sta che comincio a sondare Chatgpt.

Primi tentativi: sorpresa per la velocità con cui scrive. Ci provo a fare racconti, scrivere testi pubblicitari, brevi post. 

ordino: assumi un tono ironico: non c’è storia. Vira al sarcastico: meno che meno. 

Sarai anche intelligente, ma sei incredibilmente monotona. Ma a parte questo intravedo una qualche utilità.

Ma perché ho aperto questo spiraglio nella narrazione della mia vita? Ma perché, semplicemente, volevo essere chiaro: il mio non è un discorso ideologico o preconcetto.

Guardo alla cosa con un misto di interesse e di diffidenza.

Giocate anche voi con Chatgpt: create una situazione strana, assurda, anche imbarazzante e poi chiedete consiglio… e sulla risposta aprite un dialogo, contestate le sue risposte, o cercate di metterlo in contraddizione…Ne viene fuori uno scontro tra l’intelligenza artificiale e quella che io mi permetterei di definire l’ ”intelligenza sentimentale”..

Faccio un esempio. Sono partito definendomi un ventenne, abitante a Venezia, preoccupato dei cambiamenti climatici. Dove mi consigli di andare ad abitare? Dopo parecchie domande e messa in evidenza di complessità di problemi che l’Intelligenza artificiale contemplava solo in conseguenza delle mie obiezioni (come dire: svegite!) sono andato a stare in Svezia…

Ci ero arrivato da solo e forse ci avevo messo anche meno tempo.

Il tema dell’intelligenza artificiale mi è stato sollecitato, nella mia testa, da una serie di articoli che ho letto in questi giorni…l’intelligenza artificiale e le prospettive dell’agricoltura-

io l’ho chiesto direttamente a chatgpt….

Chiedo: “Quali sono gli utilizzi dell’intelligenza artificiale in agricoltura”

In un batter d’occhio chatgpt mi risponde in 9 punti. Li analizzo. Ci penso sopra. Lei è in grado di gestire le coltivazioni, monitorare attraverso droni la salute delle piante e le loro carenze nutrizionali, Sa ottimizzare l’irrigazione, sa individuare le carenze del terreno e dosare esattamente concimi ed integratori, sa pianificare le semine e la raccolta del prodotto maturo. Attraverso robot agricoli provvede direttamente a tutte le operazioni agricole fino all’ ottimizzare la catena degli approvvigionamenti e via di seguito.

A questo punto la domanda sorge spontanea: ma io che ci faccio in campagna? Mi sento del tutto inutile.

E  l’intelligenza artificiale mi risponde:

“L’IA e l’automazione trasformano il lavoro agricolo, riducendo i compiti più faticosi e ripetitivi, ma non possono sostituire del tutto il tocco umano. Il futuro probabilmente sarà una collaborazione uomo-macchina, dove gli agricoltori diventeranno sempre più “gestori di tecnologie”.

Cioè io dovrei trasformarmi da agricoltore in “gestore di tecnologie”. Ossia? Richiedo approfondimento su cosa sia un “gestore di tecnologie”. Mi risponde:

“è una figura professionale che combina competenze agronomiche con la capacità di utilizzare e supervisionare sistemi tecnologici avanzati”

Poi seguono le  generiche competenze quali, appunto analizzare i dati, controllare l’efficienza dei robot, vedere se esistono altri possibili sbocchi di mercato. 

Questo è Chatgpt…Da qualche parte ho letto un interessante articolo sullo sviluppo dell’intelligenza artificiale in agricoltura. Era una articolo molto dettagliato che illustrava  lo stato dell’ arte. Si parlava del fatto che al momento le conoscenze specifiche  sono ancora carenti. Cioè mancano ancora i grandi database da dove controllare ogni aspetto della produzione.  Man mano che crescerà l’utilizzo di strumenti di informatizzazione in campo agricolo,  sarà possibile acquisire dati e incidere sul sistema produttivo. Sarà allora che l’IA artificiale sarà in grado di dire come e quando e cosa fare in ogni singola lavorazione.  Dunque a quel punto si realizzerà il perfetto sistema di produzione. Non è una minaccia: è dove tutto mira. 

Ancora qualche anno e poi potrò realizzare il mio sogno di sempre:  non fare assolutamente nulla e passare la vita  davanti ad una televisione a guardare 12 ore al giorno qualche grande chef o qualche bel documentario su come era bella la foresta amazzonica….

Alla vostra!