Giunge notizia che esiste l’obbligo per tutti i prodotti alimentari di segnare il luogo di origine.
Cioè se un prodotto e made in Italy deve essere chiara l’origine del prodotto stesso. Sembrerebbe banale, ma così non è. L’esempio più facile da fare è quello dei pomodori. Molto di quello che noi consumiamo con il marchio “made in italy” e di origine foresta. Rimando, per esempio ad un precedente articolo del Blog di Donna Gnora http://donnagnora.wordpress.com/2010/10/19/chi-importa-i-pomodori-cinesi/ (l’autocitazione è un puro fenomeno di narcisismo!) o, http://donnagnora.wordpress.com/2010/09/23/cina-e-agricoltura/
Il fatto è che la normativa europea ritiene che “produzione” sia un termine ampio, che contempli almeno una delle attività produttive. Per esempio se in Italia viene solo inscatolato un semilavorato prodotto in un altra parte del mondo, non è contro la legge definirlo comunque prodotto in italia.
E’ esplosa la “crisi” dei maiali alla diossina alimentati in Germania con mangimi tossici ricchi di diossina… Ebbene non sappiamo quanti di questi maiali siano arrivati in Italia perchè non esiste, nei fatti, una tracciabilità sulla carne, e stiamo parlando di un materiale particolarmente delicato e soggetto a rapido deterioramento e a facile contaminazione…
Ed ecco che il ministro Galan presenta le nuove disposizioni sulla tracciabilità facendoci conoscere che farle accettare all’Europa sarà difficile e comunque sarà una battaglia lunga….
Noi che siamo dei micro produttori, non ci facciamo grandi problemi.
Quando è bella stagione, ossia quando l’orto è in piena attività, siamo in grado di autoprodurre quasi tutto. In realtà, formalmente, i nostri prodotti sono fatti dall’azienda di Federico Mantovan e da quella di Alberto Bortolato. Ma arrivano anche dal “Rosmarino” che è un azienda con la quale stiano cercando di mettere assieme un percorso comune sia di programmazione che di distribuzione.
il problema della frutta coinvolge l’azienda di Giovanni Dalle Molle per le mele e i kiwi, mentre per le arance ricorriamo a grossisti di biologico perchè non siamo ancora in grado di” economizzare” sul trasporto. Usiamo comunque produttori bio della Sicilia.
Quando, come in questo periodo, l’orto è in particolare sofferenza, siamo in grado di dare cavolacee, radicchi vari, biete, porri… Speravamo nelle serre dei “seminati” che sono gestite dal “Rosmarino” per quanto riguardava qualche insalata precoce o i finocchi…. ma l’incursione sistematica di alcune nutrie clandestine, hanno letteralmente fatto terra bruciata… Accade anche questo!
Dunque per patate, carote, cipolle,prendiamo prodotti di Marsica Biologica che è una azienda in Provincia dell’Aquila e per altri prodotti ancora andiamo ad attingere dal qualche grossista che tratta bio…
Cerchiamo comunque di rispettare la stagionalità. Da noi non troverete mai melanzane, peperoni o pomodori in inverno anche se al mercato dell’ingrosso ci stanno dei magnifici peperoni bio che mi fanno una rabbia tremenda!
…andate avanti così!Il rispetto della stagionalità va tutto a favore di chi consuma ciò che è stagionale…il ns fisico ha bisogno di determinati “ingredienti” ,diversi in ogni stagione,appunto…e chi meglio di Madre Natura può darceli?