verso il transgenico

Veneto Agricoltura è impegnata con la sua struttura a sperimentare e suggerire come meglio affrontare i problemi dell’agricoltura.

Ieri,  marzo 2010 Veneto agricoltura se ne usciva con una analisi di tal fatta:

dai dati ISTAT del 2009 (elaborati dagli esperti di Veneto Agricoltura) risulta una diminuzione, rispetto al 2008, del 9%delle superfici destinate al frumento tenero;in discesa pure quello “duro” che con i suoi 12.000 ettari è calato del 6%. Giù anche la coltivazione del mais: se nel 2007 il Veneto con i suoi 310.000 ettari destinati al mais aveva conquistato il primato, per la pianura padana, di questa produzione, nel 2009 sono stati stimati 240.000 ettari di superfici di coltivazione (-70.000 ha). E le previsioni per il 2010 non sono ottimistiche; si parla di un ulteriore calo dovuto agli elevati costi di coltivazione, a fronte dei bassi prezzi di mercato.

Ecco perché l’attività di ricerca degli ibridi di mais più produttivi assume sempre maggiore importanza nell’attuale contesto economico: è indispensabile orientare gli agricoltori nella scelta di quelli più rispondenti alle diverse realtà colturali.”

Allora, a fronte della caporetto descritta nelle prime righe dell’articolo su citato, si risponde segnalando concretamente uan serie di prodotti ibridi che, essendo più produttivi, cercano di ridurre le perdite, perchè, cosa che è comunque certa, qualunque cultura di mais fatta in Italia non reggerà il confronto con quelle provenienti dall’estero, specie da Canada, Stati uniti e Argentina.

Il problema, quindi, non è certo risolto con le soluzioni ipotizzare da Veneto agricoltura. Non vorrei sbagliarmi, ma credo che già l’80% dei mangimi  per l’allevamento bovino arrivi dall’estero . E ci meravigliamo che siano sempre meno i contadini che seminano mais?

Se invece si facesse un prodotto meno stupido e magari di migliore qualità, non sarebbe meglio?