Il blog a puntate per scoprire chi sta dietro OltreConfin
L’appuntamento con Eleonora è alle 15 circa… E’ uno dei pochi momenti di relativa tranquillità che le consente il duro lavoro della cucina. Altre volte mi era capitato di incrociarla nei miei giri nel negozio di Oltreconfin di Marghera, ma lei era sempre occupata dietro fornelli e pentole e non ero mai riuscito a scambiare due parole in santa pace.
E finalmente eccola qua, con la sua gentilezza naturale mi accoglie ed evita di mostrare un qualsiasi risentimento verso la banalità delle mie domande, perché, sia chiaro, io non faccio nulla per nascondere la mia prevenzione nei confronti della cucina vegana (..cosa che, per altro, non ho).
Vegana, vegana? Domando.
Si, sono diventata vegana convinta, mi risponde lei
E io di rimando: ma quindi niente uova e niente latticini? Non le lascio spazio di risposta e continuo: – Perchè l’altro giorno, passando in negozio, ho visto che stavi servendo delle succulente frittate….
Un attimo di smarrimento e subito le torna il sorriso, ma non erano uova, mi risponde, ma delle frittatine di ceci, sai come la farinata che si usa in Liguria.
Occhei, cambio registro. Raccontami della tua vita.
La osservo mentre parla: due grandi occhiali nascondono uno sguardo dolce, dietro la dolcezza dello sguardo si cela una determinazione forte e tranquilla.
“Sono nata in una cucina, quella dell’osteria dei miei nonni. Attorno a quella cucina girava la vita di tutta una famiglia di nonni, zii, genitori, parenti. Ricordo grandi tavolate e quell’aria di festa che era il preparare e mangiare tutti assieme. Poi i nonni cedettero l’attività. Io avevo otto anni, ma il cucinare profuma ancora di quel clima di festosa comunità familiare. Oggi sento i miei clienti come se facessero parte di quella tavolata.”
Cambio registro. Voglio capire il grado di consapevolezza della sua scelta. Mi accorgo di comportarmi come un vecchio pieno di pregiudizi (ma è proprio quello che sono!).
Eleonora mi racconta il suo percorso, lei che studia al Turistico, lei che studia da naturopata, lei che viaggia e lavora. Anche lei woofer, poi guardia sala, poi aiuto in cucina in situazioni diverse. Lei che da 18 anni è vegetariana, ma che quattro anni si imbatte nel buddismo e diventa vegana dopo essere stata folgorata dalla scoperta della connessione femminismo/violenza/allevamento/cibo. Ma che stai dicendo? No, no, non sto farneticando, queste son cose serie che meritano di essere approfondite. Ne riparleremo. Ma quello che mi sorprende nel modo di pensare di Eleonora è l’assenza di concetti ideologici, fideistici. Tutto mi pare ponderato, ragionato, giustificato alla luce della conoscenza.
La cucina diventa un punto di interesse centrale. Eleonora sente che quella è la sua strada e la sua idea base è proprio sulla strada. Una bicicletta, un cassone davanti e uno dietro, una bombola di gas, un fornello e poi via. Ma non è facile perché, comunque la si metta, è necessario avere una cucina fissa di supporto. E poi arriva Oltreconfin e la possibilità di Eleonora di trovare un posto dove finalmente avere la sua cucina indipendente. Ed ecco Amia. la sua cucina!
Altro salto. Torniamo al cibo. Alla sua interpretazione del vegano. Io le obietto che la cucina vegana è un po’ debole, priva di sapori deciso. No, dice lei, io cerco i sapori forti, quelli della mia infanzia, quelli che fanno parte della gioia di vivere.
Parliamo di seitan, di tofu, di ceci, di farine, di fagioli, di orzo. Ma non è tanto questo che mi stuzzica, quanto piuttosto quello che è il suo rapporto con la clientela. Ecco, mi dice, io non mi rivolgo tanto a chi è vegano, ma a tutti quelli che non lo sono. Quando un cliente assaggia i miei prodotti e ritorna a farmi i complimenti dicendo che lui non è vegano però ha trovato buone le mie cose allora io lo percepisco come un commensale che siete alla mia tavola di famiglia, a quella tavolata della mia infanzia e questo è molto gratificante…
E allora questa tua cucina è un qualcosa di definitivo?
Beh, mi risponde lei, per ora sì… e poi ho bisogno di un posto fisso anche se sogno ancora una bicicletta con la bombola del gas ed un fornello……
– testo di Marco (Donna Gnora)
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