Variazione del prezzo della cassetta dal 23 maggio

Non amiamo parlare di prezzi.
Non è il nostro mestiere.
Non ci piace stare là a ragionare su come giustificare l’aumento dei prezzi delle cassette o quanto deve costare una conserva o come dobbiamo stimare il prezzo di una insalata o di una cipolla.
Se dovessimo giustificare i nostri prezzi sulla base del tempo-lavoro, buona notte!
O sulla base della domanda e dell’offerta?

Noi siamo fuori mercato per statuto.

Abbiamo dei costi di produzione insostenibili. Siamo completamente fuori di testa perché i nostri prodotti dovrebbero costare una botta di soldi e invece, come dei cretini, siamo condizionati dal “sistema” dei supermercati, dalla grande distribuzione: dove il prezzo è sempre “conveniente”, dove il prodotto si giudica sul costo basso e sulla presunta bellezza estetica: frutta e verdura senza una qualsiasi imperfezione, mai una macchia, mai un qualche richiamo alla stagionalità o alle difficoltà della produzione. Tutto, nel mondo virtuale della campagna virtuale è assolutamente perfetto! Solo che è tutto chimicamente dominato dalle pozioni miracolose di antiparassitari, concimi chimici, diserbanti e veleni vari.

Eppure il sistema di produzione industriale degli ortaggi ci condiziona enormemente perché non è visibile il lavoro che sta dietro ad una produzione industriale rispetto ad una produzione fatta secondo un metodo che non ricorre alla chimica di sintesi, dove la lotta agli insetti viene fatta con i macerati di ortica, di aglio, di equiseto e altro, o dove il diserbo è fatto a suon di motocoltivatore ma soprattutto di zappa.

E tutta l’attenzione che viene fatta alle rotazioni colturali, alle consociazioni di piante, al risparmio idrico dove lo mettiamo?

Noi ci riteniamo, forse in modo anche un po’ presuntuoso, una specie di pionieri nella ricerca di un sistema di produzione agricola il meno inquinante possibile e il più sostenibile possibile, anche se sappiamo che c’è ancora molto lavoro da fare.

Forse, in modo sempre un po’ presuntuoso, di essere una sorta di ricercatori della creazione di una economia che mette al centro il rispetto della natura piuttosto che il valore economico del nostro lavoro.

Però, c’è un però!

Però in questo nostro tentativo, in questa nostra sfida, c’è l’esigenza di far quadrare i conti, di pagare giustamente chi lavora con noi, di pagare giustamente il lavoro di chi produce con tanta dedizione i nostri cibi.

Il prezzo che chiediamo per le nostre cassette è fermo da nove anni!

Basterebbe questa considerazione per giustificare la necessità di un adeguamento. Ma per noi non basta.

Prendiamo, ad esempio, solo il prezzo all’ingrosso dei prodotti che siamo “costretti” a prendere al mercato del biologico come mele e arance: sono cresciute in quest’ultimo anno di oltre il 30%. E di quanto è cresciuto nell’ultimo anno il prezzo del gasolio agricolo? Ancora una volta parliamo di un aumento superiore al 30% e di quanto sono cresciuti i prezzi di sementi e piantine da trapianto e anche qua siamo in linea con questo andamento forsennato.

A noi non piace parlare di prezzi.

A noi non piace nemmeno fare ricorso al sistema commerciale basato sulla pubblicità del prezzo basso. A noi questo sistema commerciale non piace proprio. E quello stesso sistema commerciale che lucra sul lavoro nero, che se ne frega dell’inquinamento che produce, che non rispetta l’ambiente e che usa diserbanti, concimi e anticrittogamici come fossero bruscolini. Sono veleni, sia chiaro.

Purtroppo siamo costretti a rivedere i prezzi, che dal 23 maggio aumenteranno di 2 euro per cassetta a domicilio.
Non ci piace, ma vogliamo continuare a rendere meno invasiva la nostra e la vostra presenza in questo mondo.. e questo ha comunque un prezzo!

 

 

 

 

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