All’inizio del 1700 eravamo circa 300 milioni di abitanti nell’intero mondo. Mica tanti se si pensa che a volte avevamo difficoltà a trovare il quarto per una partita a briscola.… read more →
Questo articolo non era previsto. Almeno non così, almeno non ora. E l’azoto, in questo caso, c’entra eccome, anche se in modo non così evidente e così scontato.. Mi spinge… read more →
Siamo all’inizio del 1900. La chimica ha fatto passi da gigante. Si conoscono gli effetti benefici dell’azoto sullo sviluppo delle piante, ma non si è ancora in grado di fornire… read more →
Il mondo si complica: una volta gli elementi base di tutto erano solo 4: aria, fuoco, terra, acqua. Dirlo oggi appare perfino patetico: quanto poco sapeva l’uomo di questo mondo!… read more →
Ma se oggi siamo in grado di sfamare sette miliardi di esseri umani lo dobbiamo anche a questo personaggio che ha pesantemente concorso a realizzare lo sviluppo dei diserbanti e dei concimi chimici che sono la base di quella che viene chiamata l’agricoltura convenzionale. Eccola la parola “magica”, l’aggettivo usato per confondere le acque, raccontare una storia del tutto inventata e spuria: “convenzionale”.
Finora ho sempre parlato di Oltreconfin presentandolo come fosse una sorta di rete di impresa di varie aziende che producono e commercializzano assieme i propri prodotti. Che si tratti di… read more →
Non amiamo parlare di prezzi. Non è il nostro mestiere. Non ci piace stare là a ragionare su come giustificare l’aumento dei prezzi delle cassette o quanto deve costare una… read more →
“Sono nata in una cucina, quella dell’osteria dei miei nonni. Attorno a quella cucina girava la vita di tutta una famiglia di nonni, zii, genitori, parenti. Ricordo grandi tavolate e quell’aria di festa che era il preparare e mangiare tutti assieme. Poi i nonni cedettero l’attività. Io avevo otto anni, ma il cucinare profuma ancora di quel clima di festosa comunità familiare. Oggi sento i miei clienti come se facessero parte di quella tavolata.”
Mi perdo nella campagna del miranese…
“Passa dietro l’Iperlando”, mi spiega Riccardo, “poi vai avanti per 2 chilometri e giri a sinistra poi destra, destra, sinistra, avanti strada bianca, avanti ancora così, che ti sei perso.
Strade sempre più strette ed angoli sempre più acuti, un immagine di altri tempi dove la fitta ragnatela delle strade podestarili rappresentavano la realtà di una struttura agricola fatta di piccole proprietà rurali sempre più distanti da un qualsiasi centro abitato…Però, se posso divagare, quanto belle sono queste stradine bianche che si inoltrano nel cuore della campagna e grazie al cielo che non ci stanno i soldi per asfaltarle!
Bene, alla fine mi salva il telefono. Riccardo viene a prendermi.
Sono finalmente nell’orto di Francesca e Riccardo.
Ci sediamo di fronte Francesca, Ricardo, io. Dopo i convenevoli di rito, chiedo: Francesca, raccontami la vostra storia.
Lei: – io sono di poche parole, sono di origini carniche, lavoro tanto e parlo poco.
Parliamo sempre del popolo di Oltreconfin perché, giusto o sbagliato che sia, quando si parla di Oltreconfin si parla di giovani.
(a me scappa da ridere!)
I giovani agricoltori sono una categoria protetta, curata, vezzeggiata. Una categoria che non esiste ma che riempie di sé l’immaginario che stampa e propaganda vogliono a tutti i costi raccontare come il radioso sole dell’avvenire.
Il ritornello è sempre lo stesso: cresce il numero dei giovani che si danno all’agricoltura e questo è molto rassicurante e poi seguono le immagini di giovani sempre sorridenti, positivi, con una buona predisposizione a raccontare come il loro progetto di futuro sia fatto di innovazione, di progresso di rispetto della natura…