Nel post precedente “se la patria chiama” accennavo allo strapotere delle grandi imprese commerciali. Nulla di nuovo. Ma nel frattempo la trasmissione Prese Diretta trasmetteva una interessantissima inchiesta su “Italia in vendita” dove, tra l’altro si narra la conquista da parte della Lactalis (multinazionale francese) dell’industria casearia italiana.
Se avete un attimo di tempo buttate l’occhio dentro il sito della lactalis e guardate quanti prodotti a base di latte infestano i nostri supermercati con nomi di ditte che noi, comuni mortali, credevamo fossero prodotti italiani, ma invece sono francesi…
Si resta con il sospetto che quando il nostro ministero della sovranità alimentare reclamizza i nostri prodotti di eccellenza, tipo il parmigiano reggiano, non faccia altro che fare un favore ai nostri cuginetti francesi..In parte, è proprio così, nel senso che la lactalis non ha il monopolio del parmigiano, ma è comunque il maggior produttore di questa eccellenza italiana che viene prodotta in Italia, ma è francese. E così impariamo anche come la lactalis strozzina i produttori di latte al punto che costringe i nostri produttori di latte a svendere a prezzo di costo… Non così avviene in Francia dove i produttori sono riuniti in una grande cooperativa di produzione e hanno una forza che ha costretto il governo e il parlamento a fare una legge che calcola i costi di produzione e stabilisce il giusto margine di guadagno per i produttori.
Da noi, invece, ognuno corre per sé, e il ministro pensa di risolvere i problemi della produzione agricola attraverso la splendida idea di volontari che si gettano nella mischia del mercato mondiale brandendo il loro eroico velleitarismo: zappa e moschetto, patriota perfetto!
Cancello tutto il resto del post. Sto prendendo una brutta piega: me la prendo con un povero ministro come se tutta la responsabilità fosse solo sua. Macchè, esiste una forte condivisione in tutto il disastro che stiamo vivendo, in primo luogo perché ci piangiamo addosso, ma poi continuiamo a fare la solita nostra vita.
Vogliamo provare a cambiare?
Riprendiamo l’abitudine della convivialità: mangiamo il più spesso possibile con amici, parenti, conoscenti.
Impariamo a scambiarci cibo sano, scambiamo ricette semplici e gustose a base di verdure, cereali e legumi
aboliamo dalla nostra tavola la carne. (addirittura il 90% della terra coltivata al mondo è destinata agli allevamenti di animali!)
Più che esporre teorie e enunciare atti di fede, impariamo a documentarci e a studiare…. Abbiamo un bisogno enorme di conoscenze serie e non preconcette….
Insomma, diamoci da fare se non vogliamo soccombere come carne da macello!
Questo è l’inizio del cambiamento
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