Nella parte di orto che questa primavera era stato coltivato a fave, abbiamo piantato broccoli, verze, cavolfiori, cavolo nero… Sarà il tempo, sarà la pioggia, sarà la luna, sarà semplicemente la voglia di crescere, ma quello che nasce diventa grande, tanto grande che verze e cappucci pesano sui due chili…
Ho dei cappucci che sono uno spettacolo: con le foglie esterne coprono quasi un metro quadro di area e camminare tra le file di verdura diventa un impresa. Passi e dietro di te lasci un sentiero di foglie spezzate. Quasi fosse passato un elefante (che un po’ è così..) . Poi ti dici che è arduo mettere questo trionfo dentro la cassetta perchè andrebbe ad occupare sia in peso che in spazio una buona parte della nostra offerta.
Così mi ritrovo uno dei pochi fortunati a mangiare questi capolavori di cavolo cappuccio. Ma c’è un problema: non riesco a tenere dietro la produzione… ed ecco il colpo di genio: crauti!!!
E poi la domanda fatidica: ma il cappuccio lo si può fare anche cotto? ma dai, ancora con ‘sti problemi?! ma certamente, come la verza.
Ecco che ritorna opportuno quanto, in modo profetico e ieratico, parlavo in un post di un anno e mezzo fa a cui, semplicemente rimando.
P.S.: non so ancora se i crauti sono venuti bene… sto aspettando che “maturino”. Ma a tempo debito vi farò sapere!
Il cappuccio cotto è una bontà unica!!!!!!!!!!
Anche io lo faccio quasi sempre affettato sottilmente e saltato a fuoco alto in padella con olio extra vergine di oliva. A volte ci aggiungo anche poco aceto di riso… ah che bontà!!!
P.S.: lo stesso faccio con la verza, col radicchio di tutti i tipi e con molte altre verdure.
Ho dimenticato una cosa essenziale: salto le verdure a fiamma vivace per poco tempo, non le faccio stufare. Devono mantenere il loro bel colore e risultare croccanti.