Qualche anno fa la produzione di grano duro si fermava al sud della Marche.
Al di sopra di Ancona il grano duro non si seminava. Non c’erano le condizioni climatiche perchè questo arrivasse ad una maturazione corretta.
Quando dico a mio suocero che oggi il grano duro lo si coltiva anche da noi, in Veneto, mi guarda male.. A volte diffida di me… Impossibile, mi dice, da noi abbiamo sempre fatto solo grano tenero, quello duro ha bisogno di più sole, meno umidità….
Sarà!… FAtto sta che sia la Barilla che Il pastificio Sgambaro stanno coltivando grano duro in Emilia e in Veneto. La notizia potrebbe essere positiva, ma nasconde due problemi..
La prima considerazione che mi passa per la testa è quella relativa alle modificazioni climatiche…. Nel giro di pochi anni il clima è cambiato così rapidamente da consentire una coltura prima assolutamente non praticata? dunque, se è così l’allarme legato al riscaldamento terrestre è più che giustificato
la seconda considerazione è che, forse, il grano duro che viene coltivato qui al nord ha subito una qualche modificazione… magari è stata solo selezionata una qualità più resistente alla nostra umidità….oppure siamo di fronte ad una modificazione genetica..
Non so, ho come la percezione che siano due elementi entrambi negativi…
Il tema del grano e delle farine, non so perchè, mi attrae particolarmente… lo recepisco, forse, come un qualcosa di atavico, di ancestrale… sono migliaia di anni che l’uomo ha stabilito un rapporto con il grano…. al farro, al frumento al mais al riso sono legate indissilubilmente la storia delle civiltà…. è come se lo stravolgimento che stiamo facendo oggi, attraverso le modificazioni genetiche, attraverso le modificazioni climatiche (le une volute, le altre semplicemente subite in conseguenza delle prime) indicassero o in qualche modo pregiudicassero un caposaldo della civiltà… il fatto che dal secondo dopoguerra ad oggi il nostro rapporto con il frumento (o il mais o il riso o che altro:..) stia così radicalmente cambiando, al punto che stiamo modificando attraverso la genetica il significato stesso di questi cereali che hanno caratterizzato la nascita e lo sviluppo stesso delle civiltà, non fa presagire niente di buono.
Okey, il discorso diventa troppo complicato…
Semplicemente sto pensando che sarebbe opportuno, qua in Veneto, tornare a coltivare una qualità di grano tenero di una volta…
allora, una volta indifiduata la qualità di grano che potremmo qualificare come autoctona dovrò:
1) trovare il seme
2) trovare il contadino disposto a coltivarlo
3) trovare i soldi per comperare la produzione del frumento
4) trovare un mulino che lavori a bassa velocità e che mi consenta di conservare il germe (vorrei fare farina 2 e dovrei andare al mulino almeno ogni mese)
5) trovare un sistema di distribuzione della farina col germe che sia rapido per non copromettere la qualità della stessa….
E tutto questo partendo da zero…. chi se ne intende mi dice che è una follia…
ecco, appunto, se è una follia, mi piace!
D’altra parte contemplo la saggezza di questo sistema produttivo che paga al contadino 180 euro per tonnellata di frumento e che commericializza farina 00 fatta con grani ibridati e modificati e mi consolo: .. il folle non sono io!
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