I nostri prodotti di solito non hanno il marchio del biologico. Molto raramente, nello scegliere un prodotto da proporre ai nostri clienti, siamo stati condizionati da simboli o richiami. DOP, IGT, BIO, DOCG, DOC sono acronimi che conosciamo e che hanno sicuramente un significato. Rappresentano un sistema di controllo che in qualche modo servono a chiarire all’utente che quel prodotto proviene da un luogo invece che da un altro, oppure ha determinate caratteristiche, oppure segue un dato disciplinare di produzione e via dicendo.
Ad essere onesti (cosa che in fatto di cibi a volte viene facilmente eluso) questo sistema di certificazione dovrebbe essere una buona tutela per i consumatori. Ma si parla ovviamente di un sistema dove la stragrande maggioranza della produzione avviene all’interno di un sistema produttivo industriale.
Non si tratta, quindi, tanto di coltivazione quanto piuttosto di produzione di prodotti commestibili. Che la pasta che ci ritroviamo nel piatto sia un prodotto agricolo è quasi trascurabile, forse un semplice “incidente”. Il grano che da vita alla pasta o al pane che mangio è stato coltivato quasi sicuramente in una lontana regione del Canada, o degli Stati Uniti, o della Bielorussia ed è stato prodotto grazie ad un seme ibrido, se non ogm, che ha garantito una alta produttività e dato una buona resa ai suoi produttori (che non sono contadini, ma sono con ogni probabilità uno dei sei grandi gruppi commerciali che controllano la produzione mondiale di frumento). Per ottenere una buona produzione sicuramente sono state usate quantità incredibili di fertilizzanti chimici e gli aerei hanni sistematicamente irrorato le spighe con anticrittogamici per garantire che insetti o malattie non rovinino la produzione.
Poi tutto questo è passato attraverso le stive di navi cerealicole dentro il nostro sistema produttivo e si sono trasformate in farine e poi ancora hanno preso la strada delle industrie di trasfromazione che hanno dato vita a paste o pani o altri prodotti da forno… In questo passaggio abbiamo sicuramente perso la tracciabilità della farina… nessuno ci verrà a dire con quale mistrura di farine è fatta la pasta che mangiamo, nessuno ci racconterà quali e quanti trattamenti hanno subito i grani che ci sorbiamo.
In questo processo dissennato e folle di produzione (che genera un progressivo impoverimento dei terreni e la conseguente desertificazione di aree un tempo ricche e fertili) ha senso indicare chi si impegna a dare una tracciabilità del prodotto. Si tratta di quei produttori industriali che vogliono in qualche modo fare una merce di buona qualità e che derivi da colture in qualche modo controllate dove non si usano certi prodotti e dove la lotta agli infestanti e agli insetti nocivi avvenga con qualche particolare tutela tale che garantisca una buona qualità del prodotto. Parliamo sempre, però, di una produzione di tipo industriale.
Mi faccio una domanda. Tra il grano prodotto dalla Coop e venduto come grano biologico e quello fatto da Giuseppe in un campo a seicento metri di altrezza al confine tra Molise e Campania voi quale riterreste più biologico? Con tutto il rispetto per certificati ed enti certificatori, Giuseppe lo conosco da un pezzo, con lui parlo di terra, di semi, di inquinamento… di lui conosco la passione e il rispetto per la terra, da lui ho imparato come concimare il mio orto con l’uso del cippato (frantumazione della ramaglia) o come mettere via i semi del pomodoro… Lui non ha mai comprato un sacco di fertilizzante chimico e i semi se li fa sempre dal suo campo da sempre…. lui non ha marchio biologico.
La volta che gli ho chiesto se non era meglio per lui certificare il suo grano come biologico, mi ha guardato con meraviglia e costernazione quasi avessi bestemmiato: per lui questo era un’ inutile spesa che avrebbe dovuto poi scaricare su di me che sono un suo fedele acquirente. Tutto questo arricchisce qualcun altro…. ma ne io ne lui ne avremmo un qualche vantaggio….
Conosco almeno un produttore di miele che non userebbe mai nulla di poco meno che naturale che ragiona come Giuseppe. Io mi servo da lui.
Però è un peccato che tutti non possano avere le stesse informazioni in modo garantito a costi contenuti.