ancora sul biologico

prendo a pretesto il sequestro operato ieri, 11 aprile 2013, di 1500 tonnellate di prodotti marcati “bio” e risultati contaminati da pesticidi, ogm e  “delicatezze” varie. Arrivano notizie scarse che non permettono l’ìndividuazione delle ditte implicate, ma il fatto è comunque grave.

Per prima cosa devo dire che non intendo essere qualunquista: io sono contro la certificazione bio perchè troppo spesso dietro questa certificazione si nasconde la furbizia del mercato. Non solo perchè le certificazioni sono false, ma perchè il marchio biologico diventa sono elemento di pubblicità commerciale. E’ il veicolo di una infiltrazione del mercato anche dentro le imprese biologiche che vengono via via snaturate e diventano preda del meccanismo instaurato tra impresa produttrice e grande distribuzione. il biologico entra a tutti gli effetti nella grande distribuzione e deve garantire, per questo, standard produttivi di un certo tipo. Provate voi a vendere  frutta e verdura appena “segnata” dall’aggressione di pidocchi, ragnetti vari, lumache, cimici, o colpiti da muffe, peronospora, oidio e che cavolo altro! Il biologico fa anche ottimi prodotti sotto l’aspetto visivo, ma non sempre si è in grado di arrivare a produzioni perfette… perchè non è facile combattere le avversità del tempo, l’eccesso di pioggia o il proliferare di qualche muffa con il solo apporto della lavorazione e degli scarsi rimedi naturali. E a questo punto qualcuno ti dice… sì, ma il solvato di rame è permesso…. Permesso? avanti! io per esempio non uso solfato di rame. Perchè è concesso in quantità minima e alla fine si dilava subito nel terreno… così succede che dopo ogni pioggia il produttore bio irrora solfato… in quantità ben maggiore di quella consentita… e dopo venti anni si trova la terra che è un giacimento di rame e l’acqua di falda carica di solfato. Ma, ovviamente, bisogna a tutti i costi garantire il raccolto.

Ma allora cosa fare, cosa dire? andiamo al cuore del problema: la distribuzione.

Se io che sono un piccolo produttore possa parlare direttamente a te, piccolo consumatore, posso spiegarti perchè l’insalata è così e  perchè quest’anno le zucchine sono venute bene e le melanzane no… e tu compratore puoi avere fiducia in me e nei miei metodi di produzione oppure puoi andare alla bancherella successiva dove tutto è bello e splendente e, da acquirente puoi ragionare su i pro e i contro, puoi avere o meno fiducia, puoi decidere con l’occhio, con il gusto e con la testa… da semplice consumatore puoi diventare un acquirente consapevole e partecipe.

Ovviamente questo si scontra con il sistema della grande distribuzione… ma noi troviamo più comodo andare al supermercato. Perchè là hai tutto a portata di mano e noi moderni abbiamo fretta. sempre fretta. Certo, il tempo passato dentro un automobile è pari a zero… il flusso temporale si interrompe e dentro le nostre macchinette siamo in standby… Per esempio io ho verificato che quando entro in città la mia percorrenza chilometrica varia tra i 10 e 15 chilometri all’ora.  Ovviamente di questa situazione siamo vittime inconsapevoli e forse questa inconsapevolezza ci porta ad una sorta di complicità. Il sistema distributivo ci costringe a questa visione e così facendo controlla la merce, la produzione… ma c’è alternativa?  boh, magari se scendessimo un poco da questo stile di vita governato esclusivamente dal consumo qualcosa di meglio si potrebbe fare…. solo quarant’anni fa esistevano i negozietti, i mercati rionali, le bancarelle… e non è che quarant’anni fa non si mangiasse e non si vivesse… e tutto sommato in Italia eravamo solo 10 milioni in meno…  quarant’anni fa io avevo vent’anni e studiavo e lavoravo e  non è che la mia vita fosse peggiore di quella di oggi… anzi! Fare la spesa quarant’anni fa era un modo di socializzare, chiacchierare con negoziante, camminare a piedi ed incontrare persone.. e posso garantire che quarant’anni fa il tempo di lavoro non era minore a quello di oggi.. non c’erano ancora le 36 ore lavorative, bensì le 42, i servizi di trasporto non erano propriamente efficaci ma c’era un po’ di traffico in meno, c’erano meno strade e meno auto… ma le concentrazioni lavorative erano sicuramente maggiori. Insomma ci siamo fatti prigionieri da soli e senza rendercene conto…

Abbiamo consumato ogni porcheria  alimentare che ci hanno proposto con carosello e la pubblicità… dal dato, al biscotto, dalla polpetta al tortellino…. tutto rigorosamente pronto, rapido, veloce. A che l’insalatina ci danno già lavata e pronta. Non sa da niente? Perchè? l’insalatina sa da qualcosa? No. non sa da niente. Però è trattata chimicamente. Ecco che ora si scopre il biologico. Con l’insalatina biologica già lavata ed imbustata. Con il dato bio, l’olio bio, il pasticcio bio di seitan, e via dicendo. Andate dietro tutto questo. Andate a vedere con i vostri occhi le grandi multinazionali che producono bio… esiste  un azienda bio di migliaia di ettari? e come cavolo si fa ad avere un azienda bio di migliaia di ettari? Come la Kamut?  E se si va a guardare dietro alle cartine plasticate dei vari prodotti biologici si trovano gli stessi soggetti che producono le farine di sempre, i grani di sempre, le paste di sempre… il meccanismo di sempre, anzi no, quello degli ultimi venti/trenta anni… quello che ha consumato il territorio e che ci ha “costretti” a passare la vita dentro un automobile per andare a fare le spese al supermercato… e che ora ci sta riducendo ad una crisi senza fine e senza speranza…. che brutta storia.

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