aspettando la pioggia

Deserto. Soffrono i piselli che hanno rotto la terra e timidamente cominciano a crescere. Soffrono le fave che sono spuntate all’aperto solo nella parte più umida del campo… soffro io che sto innaffiando le semine di insalata, bieta e sedano munito di due nuovi innaffiatoi, per la cronaca uno è verde e l’altro è rosso… 17 litro cadauno… è un po’ come cercare di vuotare il mare con il secchiello…Innaffio la mattina e il sole e il vento mi asciugano tutto nel giro di poche ore.

Tra l’altro, ci fanno sapere, che la siccità è veramente grave. Niente neve in montagna, quest’anno e bacini idrici a secco un po’ dovunque. Il marzenego, che scorre a pochi metri da qua, ha una portata d’acqua che si vede solo nelle estati più torride. Le organizzazioni contadinesche fanno sapere che alcune coltivazioni sono già compromesse… e si parla di mais, radicchio, tabacco…

Mentre lavoriamo si canta. E’ un obbligo morale.Siamo talmente stonati che se non  piove nel giro di pochi giorni la situazione diventa insostenibile! In giro ci stanno rogazioni e messe auspicanti pioggia, preghiere e processioni sugli argini dei fiumi…Quando ho letto questa notizia ho fatto una considerazione che un po’ mi ha sorpreso. Ho considerato come da sempre l’uomo abbia fatto riti propiziatori sul raccolto, sulle precipitazioni atmosferiche, sulla benevolenza delle forze celesti… Riti e invocazioni antiche come l’uomo… una sorta di celebrazione di un necessario nesso cosmico tra l’uomo e il resto dell’universo… Oggi tutto questo ci appare e mi appare inevitabilmente lontano e sicuramente desueto.  Eppure forse ho capito che questa assenza di “partecipazione” dell’uomo al cosmo altro non sia che una perdita di relatività. Invocare la pioggia è anche un atto di “umiltà”. Non tutto dipende da noi… non siamo i padroni indiscussi del tempo, della natura, del nostro futuro.  Non siamo gli onnipotenti artefici della nostra economia fatta di spread, di borse, di finanzia, di sviluppo e di progresso…. basta che non piova per un po’ e siamo veramente a rischio… forse, mi sono detto, è meglio tornare ai vecchi riti, alle vecchie tradizioni che almeno avevano un senso: quello di sentirci parte di un tutto che in qualche modo ci sovrastava e ci lasciava una leggere sensazione di non essere poi così potenti.

A ben guardare c’è sicuramente una “perdita” di conoscenza del ruolo dell’uomo che assume sempre di più un atteggiamento di onnipotenza e che perde progressivamente il rispetto della natura e della sua relatività. E’ come se perdessimo una parte consistente dei nostri affetti, ma non ne siamo consapevoli, non proviamo ancora dolore per quello che stiamo  perdendo.

Ma son discorsi buttati là.

Nel laghetto affianco all’orto sta nascendo di tutto… a volte mi fermo e mi viene da gridare… ragazzi! un po’ di calma… gallinelle d’acqua che si inseguono, cigni e aironi che si contendono la zona dei nidi, anatre di passaggio, folaghe… è tutta una sontuosa orgia di vita…

dopodomani è prevista pioggia… e verrà più freddino e tanta tanta pioggia… per giorni e giorni… compresa Pasqua. e via, quindi, a seminare ancora che voglio sentire il rumore dell’insalata che cresce………..