peperoni

“…. di ritorno a casa mi fermai da un amico ristoratore che non vedevo da alcuni anni e che sapeva cucinare una leggendaria peperonata. Volevo riassaggiarla per rinfrancarmi dal viaggio estenuante che stavo terminando; invece, con sommo diasappunto consumai una peperonata tremenda, del tutto insapore. L’abilità dello chef era fuori discussione, ma chiesi lo stesso delle spiegazioni di un simile impoverimento di gusto. L’amico mi spiegò che non utilizzava più la stessa materia prima con cui faceva quella peperonata che rieccheggiava nella mia memoria gusto-olfattiva: i peperoni quadrati d’ Asti, una varietà carnosa, profumata e gustisa, non erano quasi più prodotti nella zona, e al loro posto lui impegava peperoni importati dall’Olanda. Importati perchè meno costosi, coltivati in maniera intensiva da varietà ibride per ottenere un risultato ottimo alla vista, con i loro colori sgargianti, perfetti per l’esportazione.. …ma drammaticamente insapori” Così, a pagina 5 di “buono, pulito e giusto” Carlo Petrini descrive il passaggio da un epoca ad un altra.

Questo brano mi è venuto alla mente ieri, parlando con una persona che sosteneva la necessità che nell’ “orto in cassetta” ci entrassero i peperoni da subito..

Io obiettavo che non erano ancora maturi e che bisognava attendere. Di rimando, questo amico, diceva che sbagliavo rapporto commerciale… la gente adesso vuole i peperoni e tu devi dargli i peperoni…Siamo in estate!…

Certo, qualche peperone nell’orto c’è pure, ma non è maturo… sarà anche che abbiamo piantato tardi… ma la stagione da noi è così…

Ma, fa lui, di peperoni il mercato è pieno… e la gente si aspetta, adesso di mangiarsi peperoni  e tu invece proponi ancora cavoli… tutto l’anno cavoli!

E’ vero. io peperoni non ne ho al momento. E quelli che ho sono ibridi olandesi o giù di lì…. Certo, non usiamo fertilizzanti chimici, non usiamo diserbanti (anche se a volte la tentazione è forte….) non usiamo antiparassitari chimici, ma solo quelli naturali.. ma quanto a reperire semi che non siano “ibridi” questa è un altra storia.

Da tempo, ormai, lo sappiamo i peperoni che trovi in commercio non si adattano bene alla coltivazione in pieno campo… Sono peperoni che prediligono la serra. Guardo con invidia al rigoglio di alcune serre.. non mi chiedo se e quanto quel rigoglio sia figlio della chimica, ma certamente ho l’impressione di essere rimasto indietro rispetto al progresso… ostinatamente legato all’idea di una buona agricoltura, con un buon apporto di zappa e sudore mentre il resto del mondo è in grado di produrre in una sorta di delirio tecnologico.

L’ultima frontiera della moderna agricoltura si chiama “agricoltura di precisione”. E’ la grande produzione, la grande tecnologia in grado di portare sulla tavola di ogni persona pomodori, fagiolini, melanzane e quant’altro senza che mai mano umana tocchi il prodotto… tutto a macchina, dalla semina alla  raccolta, dall’inscatolamento fino al banco del supermercato… e ancora a macchina si eseguono concimazioni, diserbi, trattamenti secondo imput che arrivano direttamente dal software… e il software verifica anche produttività del singolo terreno, ottimizzazione della semina (avviene grazie al GPS che determia i percorsi ottimali il campo….)

e mentre io cerco di trovare qualche qualità di peperone sopravvissuta a questa smania produttiva, sempre di più ho la sensazione di essermi impegnato in un progetto (quello che Donna gnora chiama l’orto in cassetta) abbastanza folle…