Dove c’è Barilla c’è casa, c’è la Pellegrini che sponsorizza il meglio dell’industria nazionale, e c’è pure un indagine per accertare se la Barilla, assieme alla De Cecco, Amato ,Garofolo e Divella stiano facendo cartello per alzare i prezzi.
Io, francamente, non credo che Barilla abbia bisogno di fare cartello con nessuno… ma staremo a vedere.
la regione Emilia ha stretto un nuovo accordo con la Barilla. 80.000 tonnellate di grano duro che saranno acquistate a prezzo maggiorato per andare incontro agli agricoltori.
Ecco! ancora la benemerita Barilla. Già avevo avuto modo di “parlare” del precedente accordo che diceva che il quantitativo che la Barilla avrebbe acquiatato era di 100 mila tonnellate… ma a parte questo, mi sorgono dei dubbi…
In primo luogo è chiaro che la coltivazione del grano duro in zone come quelle della pianura padana non è particolarmente felice. Lo diventa grazie alle “selezioni” di particolari sementi che si adattano alla umidità delle regioni del nord italia…Via così… coltiviamo le cose in modo da dipendere sempre di più dalle multinazionali delle sementi.. è un buon principio. Ma poi il sito della Regione si limita a dare la notizia ma non ci mette nelle condizioni di conoscere effettivamente il contenuto dell’ accordo. Si intuisce che potrebbe esistere un “premio” fche incide fino al 30% sul valore di mercato del grano duro…
Ecco, sarebbe già qualcosa.
Ma detto francamente è comunque poca cosa. PErchè? La barilla è sostanzialmente una specie di monopolista rispetto e la sua politica commerciale incide nella determinazione del prezzo del grano. Se il valore del grano duro è di 180 a tonnellata la Barilla non è estranea alla cosa… Diciamo che gli aumenti della pasta sono del tutto ingiustificati.
Un chilo di pasta barilla arriva sul mercato come prezzo finale che oscilla tra i 2 e i 3 euro al Kg. Chi produce la materia prima percepisce 18 centesimi circa…
In un mio precedente post ho riportato i conti fatti dall’informatore agrario. LE spese per il coltivatore per produrre una tonnellata di grano duro ammontano a 283 euro.
Anche con l’incremento del 30% eventualmente praticato dalla Barilla non si arriva a coprire le spese. In pratica anche con l’incentivo il coltivatore perde 50 euro per tonnellata….
conclude mestamente l’articolo della Regione Emilia:
“L’accordo con la Barilla arriva i un momento di grave difficoltà del settore. Le quotazioni del grano duro sono scese oggi intorno ai 180 euro per tonnellata (per la migliore qualità). Contemporaneamente si riducono le superfici coltivate. Le previsioni della CIA relative alle “intenzioni di semina” dei produttori italiani parlano di una riduzione del 40% per la campagna 2009-2010 rispetto alla precedente. Ciò significherebbe in Italia una perdita di 520 mila ettari che si aggiungerebbe ai 285 mila ettari già persi l’anno scorso. Meno grave la situazione in Emilia-Romagna. Il confronto 2008/2009 ci dice che in regione le superfici a grano duro sono diminuite del 22% contro un dato medio nazionale del 40%.”
Bene, sia chiaro… il mercato è dato da domanda e offerta: I produttori di grano italiano sono compressi tra una sorta di monopolio che acquista e che è di fatto costituito dalla Barilla mentre subisce la concorrenza di Canada e Usa che sono i principali produttori di grano duro…
non c’è da stare allegri: fintantochè la grande distribuzione persegue strategie di massimizzare i profitti a discapito dei produttori non si vede chiaro nel futuro..
ci sono alternative alla barilla?
ci sono molte alternative alla Barilla. L’Italia è ricca di piccole aziende artigianali che a prezzi umani vanno prodotti di qualità. Forse spendi 30 centesimi di più a pacco di pasta ma ne guadagni in salute e sostieni una delle maggiori ricchezze che abbiamo…
ciao