Attenzione: come al solito le grandi industrie non hanno rispetto per nulla

Dal sito della Produzione Sementi Bologna spa traggo questa notizia

“Nel grano duro, l’unione della Genetica PSB con il know how della Società Barilla, azienda leader nel mondo della produzione della pasta, ha determinato lo sviluppo e la diffusione di varietà di grano duro caratterizzate da performance produttive e qualitative superiori rispetto a quelle tradizionali. Oltre alle varietà Svevo, Normanno e Baio coltivate sotto contratto con la Società Barilla, che rispondono pienamente ai requisiti richiesti dall’industria di trasformazione, le nuove ma già affermate varietà quali Saragolla, Grecale, Levante e Maestrale, che si vanno ad affiancare alle già collaudate Meridiano, Ionio e Iride, associano agli elevati potenziali produttivi caratteristiche qualitative molto pregiate.”

Ecco… tutti i prodotti della società in questione sono elaborazioni recenti… grani  non certo autoctoni ma prodotti da una industria che lavora sul seme e produce quelle novità genetiche di grande produttività, che abbisognano di concimi in quantità industriali (appunti) che hanno necessità di erbicidi mirati, che hanno bisogno di trattamenti… cioè siamo a quel rapporto tra chimica e natura dove la natura deve necessariamente cedere il passo al progresso.

Poi i terreni progressivamente si vanno impoverendo perchè la matrigna natura non è così propensa a sopportare supinamente le intemperanze di questo esserino arrogante e prepotente che è l’uomo… Ma questa è la storia di una realtà che poco conosciamo e nulla prevediamo….

Eccole là. La Regione Emilia, la società Barilla, La società Produzione Sementi Bologna tutte concordi nel incrementare la produzione di grano duro. E già l’ho detto… è bene, ma poi che qualità di grano andiamo a mettere?

Non certo mettiamo in essere qualità autoctone e di pregio, ma qualità da battaglia perchè dobbiamo sfruttare la terra, i contadini, il mercato…

Questa scelta condiziona l’agricoltore alla produzione, lo rende parte non di un processo colturale dove l’obiettivo è produrre una merce direttamente  funzionale al ciclo industriale con le sue esigenze specifiche che nulla hanno a che fare con la naturalità. Il contadino diventa una specie di lavoratore a cottimo, la sua professionalità viene assolutamente negata. Tempi e modi di produzione dipendono esclusivamente da quello che impone l’industriam, che fornisce tutto: semi, concimi, diserbanti, schede tecniche che dicono quando e come fare i vari trattamenti: semvbra di leggere il libretto di istruzione di una vettura… ogni top cambiare l’olio, ogni tot verificare l’acqua, ogni tot …

La Produzione Sementi Bologna spa, poi, ci mette quella punta di arroganza e di prepotenza che tanto va di moda di questi tempi.

Quando sceglie i nomi delle varietà la Produzione Sementi Bologno spa usa la fantasia. Così qualcuno deve anche avere avuto la genialata di chiamare un semino, uscito dal cilindro del agrochiminco di turno, con il nome di “saragolla” che è sempre stato un grano autoctono che da più di duemila anni è stato ultilizzato dall’uomo e che ha delle caratteristiche che nulla, proprio nulla hanno a che fare  con il prodotto dell’industria bolognese.

Perchè? Perchè questa arroganza?