cambiare modello di sviluppo?

che il nostro “modello di sviluppo”, basato sul consumo esasperato di beni troppo spesso inutili e futili, sia entrato in crisi, è oramai quasi assodato… Esistono sacche di resistenza, esiste ancora un apparato commerciale che ostinatamente ripropone sempre la stessa immagine commerciale nella pubblicità e nella qualità dei prodotti, ma i segni di una modificazione sono oramai evidenti. Possiamo pensare alla crisi come ad un fatto contingente, ma sempre di più il sogno di una “ripresa” si qualifica per quello che effettivamente è: un sogno.

Non è detto però che la crisi debba rappresentare solo un fatto negativo. Forse sarebbe opportuno si pensasse a come migliorare non tanto la quantità di beni acquisibili, quanto piuttosto la qualità della vita perchè appunto la vita non è fatta di auto sempre più grosse, o di vestiti firmati o di essenze inebrianti o di scemenze varie che non danno nulla. Non è fatta nemmeno di modelli televisivi devastanti quali quelli offerti da grandi fratelli o spettacoli comunque dove il peggio la fa da padrone…

Della necessità di cambiare modello di sviluppo se ne è accorto anche il Papa che il 13 novembre se ne è uscito, un po’ a sorpresa con un discorso piuttosto radicale. Non sono papista. Però mi ha veramente sorpreso  la decretazione della fine di uno modello di sviluppo e l’indicazione nella ripresa dell’agricoltura come possibile modello di sviluppo .

Sul termine “sviluppo” bisogna mettersi d’accordo. Che cosa significa? noi siamo infarciti di questa idea moderna, direi positivista, dello sviluppo. Lo sviluppo sembra essere di per sè un termine positivo… è in realtà  un termine che per anni è stato utilizzato per giustificare, proprio in virtù di questo significato astratto, l’abbandono di una cultura che le esigenze produttivistiche avevamo deciso fosse da abbandonare rapidamente perchè legata ad una società rurale e in quanto tale conservatrice e restia a qualsiasi progresso e a al consumo del territorio.

Nel nome dello sviluppo abbiamo anche distrutto modi  comportamenti e conoscenze tutt’altro che negative. Lo sviluppo ha comportato, per esempio, la distruzione di semi che per millenni hanno nutrito l’uomo e ai quali l’uomo si era abituato “geneticamente” Nel giro degli ultimi trenta/quaranta anni abbiamo totalmente modificato le sementi che sono più produttive, ma meno ricche, meno resistenti agli agenti esterni. E per questo abbiamo fatto prosperare le ditte sementiere e quelle che producono chimica di sintesi per concimare e difendere con antiparassitari una terra sempre più sterile e compromessa.

E abbiamo bruciato forse più della metà dei combustibili fossili  per far marciare un mondo legato al consumo come autoaffermazione. Al “penso, dunque esisto” abbiamo sostituito il “consumo e dunque sono”. Ma mi ripeto.

LE parole del Papa sono comunque interessanti, ma forse nemmeno i Papa è edotto dello stato attuale dell’agricoltura. Se c’è una realtà dove il termine “sviluppo” è particolarmente pericoloso quello è proprio il settore agricolo. Sviluppo significa proseguire nella modifica sistematica dei semi. L’idea degli OGM sta principalmente nell’idea di rovesciare quello che è il dato naturale: per migliaia di anni l’uomo ha imparato a capire il comportamento della natura, ha imparato a selezionare le sementi, a piantarle in determinati momenti, a capire dove come e quando seminare per ottenere il prodotto migliore e a come combinare le diverse varietà in modo da utilizzare le specifiche caratteristiche delle piante. In questa osservazione l’uomo ha dimostrato una grande “intelligenza” cioè ha fatto collegamenti e connessioni tali da costituire una cultura, un sapere, che metteva comunque al centro la natura e non l’uomo.

La natura deve essere capita e per avere un buon prodotto deve anche essere rispetta. Ed ecco che chi coltiva la terra è anche colui che regola le acque e manutiene il deflusso delle acque: Quello del contadino di un tempo e un comportamento “secondo natura”.

Lo sviluppo moderno, invece, rovescia il punto di vista. L’uomo è al centro.(e questa visione era sicuramente condivisa dalla Chiesa) A lui poco importa che quella pianta sia, in particolari condizioni, particolarmente aggredita da qualche parassita. Dunque comincia a prescindere dall’ambiente e dalla qualità del prodotto e forza la natura. Se per esempio il mais, riseminato sempre sullo stesso campo, diventa particolarmente sensibile ad un parassita, l’attuale tecnica genetica consente di cambiare la struttura stessa del seme e di renderlo particolarmente resistente a quel dato parassita. La cultura dell’OGN degrada ulteriormente l’ambiente, la natura, a semplice location dove il genio dell’uomo fa da artefice massimo.Si è passati, quindi, ad un comportamento “contro natura”.

Quando l’uomo ha assunto questo punto di vista ha sempre fatto grandi danni. Ormai è evidente che le modificazioni climatiche, gli squilibri e le contaminazioni ambientali che abbiamo fatto, stanno minacciando la nostra sopravvivenze, ma lungi dal fare tesoro della lezione, stiamo ora tentando l’ultima grande modificazione genetica come ultima svolta in nome ancora del progresso, dello sviluppo, della lotta alla fame e del controllo dell’uomo sulla natura.

Su questo tema sarebbe interessante capire cosa pensi il Papa e se è consapevole, lui come tutti i grandi della terra, di quale “pericolo” reale si stia correndo.

Ribadisco, non è tanto e solo il pericolo di un nuovo prodotto, modificato geneticamente, che minaccia la nostra società. E’ piuttosto il pericolo di riaffermare, una volta per tutte, la supremazia dell’uomo sulla natura. Il dominio pieno e totale sul mondo naturale. Una tale visione porta ad un mondo totalmente artificiale e regolato in modo ferreo da che detiene le leve della trasformazione genetica sia essa fatta a fin di bene che a fin di male…. perchè non sarà dato più distinguere tra questi due poli… il bene ed il male finirebbero per fondersi in un unico elemento costituito dall’interesse di chi detiene le leve della modificazione.